Laureatosi in Giurisprudenza nel 2015, Giovanni D’Avino è giornalista pubblicista dal 2016. Praticamente nato con la passione per il giornalismo ed il calcio, soprattutto quello a tinte rossonere, nel dicembre 2012 entra a far parte di SpazioMilan.it, per il quale attualmente svolge il ruolo di Coordinatore di redazione. Da alcuni anni collabora anche con il settimanale calcistico Corriere del Pallone.
Una notizia inaspettata, arrivata nel giorno più triste della storia recente del Milan, quello in cui l’UEFA – in attesa dell’appello al TAS – estromette il Milan dalle Coppe Europee. Il nome di Alen Halilovic non lo aveva fatto nessuno in questi mesi, eppure il giovane croato ieri sera è arrivato in gran segreto a Milano e questa mattina presto si è presentato alla clinica La Madonnina per svolgere le visite mediche, terminate intorno alle 12.30, salvo poi sottoporsi ai test per l’idoneità sportiva CONI. Si tratta di un’operazione che vede la regia di Fali Ramadani, agente, tra gli altri, di Nikola Kalinic, che una settimana fa ha proposto a Massimiliano Mirabelli il nativo di Dubrovnik.
Nonostante la giovane età – dieci giorni fa ha compiuto ventidue anni – Halilovic ha già fatto parlare di sé: nel 2012, la rivista Don Balòn lo inserì nella lista dei migliori calciatori nati dopo il 1991, in compagnia di tanti che poi sono diventati dei top a livello mondiale: Courtois, Coutinho, De Bruyne, Eriksen, Gotze, Griezmann, Hazard, Lukaku, Neymar, giusto per citarne qualcuno. A quell’epoca, il sedicenne Halilovic faceva il suo debutto in prima squadra alla Dinamo Zagabria, catturando subito l’interesse dei top club: a spuntarla, in una “lotta serata” con il Bayern Monaco, fu il Barcellona, che lo acquistò appena diciottenne dopo che Alen aveva già maturato oltre sessanta presenze in due anni anni da protagonista nel club più titolato di Croazia ed era diventato anche il più giovane croato ad aver mai esordito con la maglia della Nazionale maggiore, debuttando il 10 giugno 2013, con 17 anni ancora da compiere, contro il Portogallo.
L’avventura al Barcellona, però, non è il sogno sperato, perchè Halilovic viene relegato nella Squadra B, trovando una sola presenza coi “grandi”, in Coppa del Re. A quel punto, viene mandato in prestito allo Sporting Gijon, dove va incontro ad una buona stagione da 37 presenze e 5 reti totali. Nel luglio 2016 viene ceduto a titolo definitivo all’Amburgo per la cifra di cinque milioni, la stessa alla quale lo acquisto il Barça, che mantiene un diritto di recompra fissato a dieci milioni. Nei primi sei mesi in Germania, però, Alen siede praticamente solo in panchina, e pertanto a gennaio torna in Spagna, con un prestito biennale al Las Palmas: in un anno e mezzo, il croato colleziona quaranta presenze e due gol, ma non viene riscattato dal club delle Canaria, nel frattempo retrocesso.
Ora manca solo la firma perchè la sua prossima destinazione sia il Milan: il club rossonero ha già un accordo con Ramadani per quanto riguarda il contratto, che avrà durata triennale, e sta lavorando per quello con l’Amburgo, che dovrebbe liberarlo praticamente a parametro zero (ci sarà al massimo un conguaglio di 2-3 milioni di euro), nonostante l’accordo coi tedeschi scada nel 2020. Non c’è che dire: Halilovic è una vera e propria scommessa di Massimiliano Mirabelli. Le qualità del ragazzo sono evidenti: tecnica sopraffina e tanti tocchi col suo mancino, con la personalità di venire spesso a centrocampo a farsi dare la sfera. Essendo prettamente un trequartista, nel 4-3-3 di Gattuso ci sono solo due ruoli che realisticamente Halilovic può coprire: o la mezz’ala di “qualità”, una sorta di alternativa a Jack Bonaventura, o soprattutto l’esterno destro d’attacco. Cosa ha impedito, dunque, ad un calciatore con queste premesse di diventare un top come i suoi “colleghi” sulla lista di Don Balòn sopra citata? La risposta è ovvia: la discontinuità che, come ogni croato (o quasi) che si rispetti, lo ha contraddistinto sinora e che ha fatto sì che l’ultima apparizione nella Nazionale del suo paese risalga ad oltre due anni fa.
In questo senso, l’identikit e la storia pregressa di Halilovic ricordano moltissimo quelle di due giocatori che hanno vestito – o lo stanno facendo tutt’ora – la casacca rossonera: Bojan Krkic e Suso. Stesso fisico, caratteristiche abbastanza simili, stesse aspettative poste su di loro in “tenera età”. Per il momento è andata decisamente meglio a Suso e la speranza dalle parti di Milanello è che Halilovic possa seguire le sue orme, piuttosto che quelle dell’ex blaugrana oggi all’Alaves. Qualche anno fa, Monchi, attuale direttore sportivo della Roma, disse di lui: “Mi sembra un top player: ha chiaramente qualità, però soprattutto ha una cosa: la personalità“. La scommessa è decisamente intrigante, e oggettivamente nemmeno troppo rischiosa: se andrà male, il Milan avrà “sprecato” al massimo qualche milione di euro, ma se Gattuso riuscirà ad inculcargli quella continuità che gli manca, il club rossonero “rischia” di trovarsi in casa un potenziale top player.
Twitter: @Juan__DAv
This post was last modified on 28 Giugno 2018 - 22:34