Mancano pochi giorni alla fine dell’avventura di Filippo Galli con il Milan. Il club, infatti, ha deciso di affidare a Mario Beretta il ruolo di responsabile del settore giovanile. E per Galli è arrivato il momento dell’addio, particolarmente sofferto, come ha spiegato oggi in una lunga intervista al Corriere della Sera: “È una scelta che ho maturato mio malgrado, la società mi ha anche offerto di restare ma avrei dovuto rinunciare ai miei collaboratori, Edgardo Zanoli per l’area tecnica e Domenico Gualtieri per quella atletica, e accettare un nuovo responsabile scelto senza alcuna condivisione”.
E ancora: “Quella della società è stata una decisione legittima, ci mancherebbe, nessuna lesa maestà, però io per rispetto al nostro lavoro non potevo accettare. E’ stata una scelta indotta, perciò più sofferta. Io, lo dico senza alcuna polemica, non potevo accettare un ruolo di facciata. Al Milan lascio una buona eredità, un bel futuro”.
Sui rimpianti di questi anni, Galli ha pochi dubbi: “Ho allenato Aubameyang, ma era un contesto diverso, in cui i campioni te li andavi a comprare, non li crescevi. Su Cristante si poteva aspettare di più, ma si è pensato di raccogliere il massimo vendendolo a sei milioni al Benfica. Donnarumma non andava scoperto, era lì da vedere, bisognava solo fare l’offerta. Già nel 2012 chi si occupava delle scuole calcio diceva di prenderlo”.