Già, di per sé, la questione era delicata. Spinosa. Velenosa. Proprio come una serpe, pronta a morderti da un momento all’altro. L’epta-campione d’Europa Milan, una delle squadre più vincenti del globo, una delle squadre più conosciute e amate del pianeta, è stato escluso dalla prossima Europa League. E, fin qui, visto l’andazzo, quasi ce lo aspettavamo. Il problema che vogliamo affrontare in queste righe, invero, è un altro.
Perché la sentenza, se surrogata da opportune e dettagliate motivazioni, potrebbe anche essere compresa. Anche da chi ama questo splendido club. Quello che non comprendiamo è il vergognoso modus operandi di un organismo, qual è l’UEFA, che dovrebbe garantire equità, ordine e, ultima ma non per importanza, chiarezza.
Quella che, sostanzialmente, non è mai stata nelle menti dei giudici di Nyon. I quali avrebbero dovuto esprimersi nella giornata di lunedì. Salvo, poi, rinviare, prorogando l’agonizzante attesa del popolo rossonero, senza nemmeno degnarsi di specificare una data che fosse una. Fino ad arrivare all’emissione di un comunicato assolutamente indegno, arrivato dopo una miriade di spifferi capaci di far dubitare – e non poco – sulla sicurezza dell’apparato informativo di Čeferin. Indegno, comunque, non per contenuti, ovvero la sentenza, ma per il modo in cui essa stessa è stata esplicitata.
Al giorno d’oggi, il testo con cui viene emessa una sentenza di tale importanza dev’essere di estrema comprensione. Pazzesco, invece, che praticamente la totalità di addetti ai lavori e tifosi non siano riusciti a comprendere quale fosse il reale destino del A.C. Milan. Alla fine, fortunatamente, l’anno di esclusione è uno ed uno solo. In attesa del TAS. Sperando che, almeno a Losanna, siano più ferrati in ambito comunicativo.
Nota a margine, poi, sul capitolo social. Su cui dovrebbe esser, invece, steso un velo pietoso. Molti tifosi, da giorni, hanno letteralmente intasato gli account di Twitter e Instagram con hashtag invocanti giustizia ed equità per il sodalizio meneghino. Ciò che stupisce, e quasi mortifica, è la notizia che molti di questi siano stati bloccati dagli canali social del massimo organismo calcistico continentale. Nulla di immondo, certo. Ma qualcosa che, di certo, non fa bene al calcio. Né tantomeno denota maturità e rispetto. Uno dei dogmi, per eccellenza, della UEFA.