A 180 minuti dalla fine della stagione, siamo esattamente dove non volevamo essere. Senza titoli e senza nemmeno la sicurezza di entrare in Europa League. Un’annata vissuta in perenne salita, con piccole, saltuarie e sudatissime soddisfazioni, aggrappati al milanismo di Rino e a poche altre certezze.
La rosa è giovanissima. Anche la finale di Roma ha visto un Milan con media età inferiore a 24 anni. Un unicum per gli ultimi decenni rossoneri, che implica tuttavia più aspetti negativi che non positivi, al netto del rendimento di squadra e dei singoli.
La pressione ha giocato scherzi spiacevoli, non solo con la Juventus mercoledì. Le partite vivono di momenti e non avere l’esperienza di gestirli può fare la differenza e anche questo è un prezzo che quest’anno abbiamo pagato caro.
Di incoraggiante c’è che tanti possono crescere, ma il calcio di oggi va velocissimo e non aspetta nessuno. Nemmeno i tifosi hanno la forma mentis che consenta una visione di medio periodo, esiste solo il presente, e oggi oggettivamente fa un po’ paura.
La sensazione è che questo Milan sia stato caricato di responsabilità più grandi in relazione alle spalle ancora strette di molti ragazzi che giocano con la nostra maglia. Pare quasi che ci aspetti di vincere perché siamo il Milan, ma evidentemente non può e non deve essere così.
Non è tutto da buttare. Di sicuro serviranno anni di profilo basso per crescere e tornare poi ad ambire a traguardi di rilievo.