Il mio sogno era sbagliare di grosso e avere un’idea distorta di quello che sarebbe stato il futuro del mio Milan. E invece purtroppo quello che mi era chiaro da due anni a questa parte ora si sta verificando e gli eventi si stanno susseguendo come una valanga che si ingrossa rotolando a valle. Il deferimento dell’Uefa è un’onta per i colori rossoneri e anche la remota possibilità di essere esclusi dalla modesta Europa League rappresenta l’ennesima tappa di una storia che purtroppo ha il futuro già segnato. Ed è un futuro che solo chi non ama questi colori o chi vuol continuare a spremerli per succhiare gli ultimi euro rimasti può tollerare. O addirittura mascherare.
E’ quello che accade da un anno a questa parte, o forse due. I problemi del Milan sono nati dal disimpegno economico della famiglia Berlusconi, rappresentata da Fininvest. L’amore cieco del patron Silvio ha rallentato questo processo che però era da anni inevitabile e inesorabile. Negli ultimi due anni il tutto è precipitato quando pur di togliere la controllata Milan dal bilancio della controllante Fininvest si è deciso di affidare il 99,96% delle azioni ai primi che passavano. O addirittura anche ai primi che non passavano. “Cediamo il Milan a chi lo riporterà in vetta al mondo”, “Per reggere il confronto con gli sceicchi ci vuole una potenza come il governo cinese” e altre amenità simili si sono rivelate balle clamorose.
Sfilato dal bilancio di Fininvest il Milan è diventato un trapezista senza rete. E a reggere i capi del filo sono stati piazzati amministratori incompetenti, nella migliore delle ipotesi. Non so in che modo definire infatti un dirigente che ipotizza 90 milioni di ricavi annuali dalla Cina (quando il record apparteneva ai 20 dello United) e che nel bilancio consolidato del 2017/18 si ritrova un bello zero. Pensate che per il 2018/19 ha ipotizzato addirittura 190 milioni! Roba da ridere! E poi ci stupiamo se l’Uefa rigetta tutti gli “agreement” che le presentiamo? Sempre gli stessi amministratori, dopo l’ennesima porta in faccia dell’Uefa, si sono addirittura risentiti al punto da minacciare velatamente un’azione legale nei confronti del massimo organismo internazionale. Peggio del pirata della strada che quando lo ferma la volante scende con la camicia sbottonata e dice all’agente: “Lei non sa chi sono io”.
Fassone nel tentativo di giustificare la bordata dell’Uefa dalla quale si evince chiaramente che il problema sono i finanziamenti concordati agli ignoti cinesi ha tirato fuori il capolavoro finale: “L’Uefa si riferisce a violazioni del triennio 2014/17”. Posto che non è quella la motivazione del deferimento, ammesso che l’amministratore delegato abbia ragione, sorge spontanea una domanda. Ma unmanager che prende in mano i libri contabili di una società in dissesto economico, con il rischio di sanzioni Uefa, e che autorizza in pochi giorni un mercato da 250 milioni e un innalzamento del 20% del monte ingaggi come dovremmo definirlo? Quale di queste qualità gli vogliamo assegnare: serietà, trasparenza o programmazione?