Un gol e due assist nel match contro la Fiorentina, tre reti e quattro assist vincenti nelle ultime quattro giornate. “È un 10 atipico, mi emoziona vederlo giocare, l’ho fatto ritrovare” aveva ammesso Gattuso ieri in conferenza stampa post partita. Questo potrebbe bastare per descrivere il turco che in questo finale di stagione si è caricato il Milan sulle spalle.
Arrivato quest’estate a Milano, il numero 10 rossonero, sotto la gestione di Montella, aveva incontrato non poche difficoltà. La lingua, il ruolo, il campionato italiano: fattori che avevano condannato Calhanoglu nella lista degli errori di mercato di Fassone e Mirabelli, insieme alla maggioranza delle “cose formali” portate a termine dalla dirigenza rossonera. Pareva un giocatore normale, un altro 10 non da Milan, niente di particolare, svolgeva il suo compitino senza eccellere e senza stupire.
Con Gattuso qualcosa è cambiato: con l’arrivo del mister, la luce di Hakan ha cominciato a brillare, fino ad illuminare la retta via rossonera. Ad oggi, possiamo considerare il turco l’acquisto più azzeccato e prolifico, l’uomo offensivo del momento in casa Milan. La sua esplosione in rossonero coincide con la rinascita della squadra, il tutto sempre con Gattuso al timone dei ragazzi. Grandi meriti del turco, ma una buona parte va attribuita alla guida e alla caparbietà di Gattuso, che sin dal primo giorno ha puntato tutto sul numero 10, che ora si è conquistato la maglia rossonera. Con quel numero che necessita di un proprietario con classe, corsa, rabbia, grinta, qualità, cambi di gioco da maestro e spirito di squadra. Fattori che al turco non mancano di certo. Probabilmente Hakan aveva solo bisogno di tempo per ambientarsi a questa nuova realtà italiana, che ora gli appartiene. Fatto sta che ora il Milan ha trovato il numero 10. Il numero 10 che mancava da tempo, un Calhanoglu che mancava da tempo. Al Milan mancavano tocchi che facessero ballare le difese avversarie, mancava la classe, mancava un numero 10 affascinante, di quelli da poster sulla parete. Hakan è arrivato, con eleganza ha preso la 10, ha superato la discontinuità iniziale e ora ha vestito il Diavolo.