Eppure il gap coi bianconeri è più sottile del 2016: ecco perché

Il Milan domani sera si giocherà a Roma la terza finale in due anni contro la Juventus, la seconda valida per la Coppa Italia. Il bilancio è in perfetto equilibrio, fino a qui: una vittoria per i bianconeri, nel 2016 ai supplementari con Alvaro Morata, un successo per i rossoneri, all’antivigilia di Natale dello stesso anno a Doha per la Supercoppa Italiana ai rigori. Nel giro di ventiquattro mesi la Juve è cambiata, ma non troppo, il Milan è radicalmente modificato. Due anni fa sulla panchina rossonera sedeva Cristian Brocchi, ora Rino Gattuso. In mezzo l’unico a trionfare è stato Vincenzo Montella. Ma qual è oggi il divario tra le due squadre che si ritroveranno anche ad agosto per un’altra Supercoppa?

La Juve macina vittorie e trofei. Vince, pur con sofferenza, come accaduto quest’anno contro un Napoli che ha dato filo da torcere fino all’ultimo. Si presenta all’appuntamento dell’Olimpico in riserva di energie, come ammesso da Andrea Barzagli sabato scorso. Ma la fame non manca. Così come la voglia di cavalcare record (sarebbe il quarto double consecutivo per la truppa di Allegri). Tecnicamente la squadra è perfetta, con una panchina ancora più abbondante e qualitativamente diversificata rispetto a Roma 2016 e Doha.

Dal canto suo, il Milan arriva all’impegno con una stagione travagliata alle spalle, ma con una rosa decisamente più elevata dal punto di vista tecnico. E con giocatori di spessore ed esperienza, a partire dall’ex di turno, Leonardo Bonucci. Rispetto a due anni fa, quando la squadra sfoderò inaspettatamente una prestazione al di sopra di ogni aspettativa, questo Milan incarna la grinta del suo allenatore. Ha fame e alzare al cielo la Coppa Italia significherebbe salvare le magagne di un’annata transitoria e guadagnarsi subito i gironi di Europa League per la prossima stagione. Il che, soprattutto per i giocatori, vorrebbe dire qualche settimana in più di vacanza. E ossigeno per l’annata che verrà.

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