Laureatosi in Giurisprudenza nel 2015, Giovanni D’Avino è giornalista pubblicista dal 2016. Praticamente nato con la passione per il giornalismo ed il calcio, soprattutto quello a tinte rossonere, nel dicembre 2012 entra a far parte di SpazioMilan.it, per il quale attualmente svolge il ruolo di Coordinatore di redazione. Da alcuni anni collabora anche con il settimanale calcistico Corriere del Pallone.
Archiviato un aprile da incubo, il Milan è riuscito ieri pomeriggio a dare continuità all’ottima vittoria di una settimana fa a Bologna. Dal match contro un Verona in pieno sfacelo, Gattuso ha avuto quello che probabilmente cercava: una partita tranquilla, nella quale la sua squadra ha potuto giocare a buoni ritmi, riuscendo a preservare preziose forze fisiche nell’ultima mezz’ora di gioco, senza peraltro incorrere in alcun infortunio serio. Quello allenato da Pecchia non costituiva un avversario particolarmente probante? Certo, ma sulla carta non lo era nemmeno il Benevento, e pertanto evitare una figuraccia come contro i giallorossi sanniti si è rivelato essenziale, tanto per la classifica – che intanto dice di nuovo sesto posto dopo il pareggio dell’Atalanta in casa della Lazio – quanto soprattutto per arrivare al meglio alla partita più importante della stagione, quella che dirà se il primo anno del Milan cinese è stato fallimentare o c’è del salvabile da cui ripartire a luglio.
Nel pomeriggio del Meazza si è visto quanto Rino aveva assicurato in conferenza stampa: “Dopo la vittoria a Bologna ho visto in allenamento una squadra più libera di testa e con un’intensità che non vedevo da tempo”. La sensazione osservando il match contro gli scaligeri è stata proprio questa: un gruppo che sembra aver lasciato alle spalle le difficoltà di un mese fa e ritrovato un buon quantitativo di quella fiducia in sé stessa mostrata da gennaio a marzo. Il tutto quasi certamente favorito da una condizione fisica tornata decisamente buona. Tuttavia, non è solo una questione atletica, di ritrovata “benzina nelle gambe”, perché in questo Milan rigenerato c’è molto merito degli uomini di maggiore fantasia, che hanno vistosamente alzato l’asticella delle loro prestazioni. Proprio quello che si richiede a giocatori di tale qualità: Suso, Bonaventura e soprattutto Calhanoglu sono arrivati al top nel momento cruciale della stagione. Emblematici sono soprattutto i numeri che testimoniano l’incidenza dell’apporto di Hakan alla causa rossonera: con lui in campo dal primo minuto, il Diavolo ha una media di 2.2 punti a partita, che crolla fino allo 0.8 quando l’ex Bayer Leverkusen non è della partita o subentra in corso d’opera.
Jack, Chala e Suso: saranno inevitabilmente loro a dover trascinare i propri compagni mercoledì in finale di Coppa Italia. Quella che, si spera, sarà una partita bella, ma soprattutto giocata ad armi pari: quanti in questi anni hanno detto che una Juventus già forte non ha bisogno dell’aiutino arbitrale? Ecco, adesso vi si aggiunge anche il sottoscritto: dal punto di vista del gioco e della condizione fisica, la squadra di Allegri ci arriva forse peggio dei rossoneri ed è per questo che Bonucci e soci hanno tutto il dovere di crederci, fischietti permettendo…
Per la sfida dell’Olimpico, mister Gennaro Gattuso ha ovviamente già in testa 9/11 della formazione titolare, che poi è quella che gli ha permesso di essere terzo nella classifica del girone di ritorno con 35 punti, dietro solo alle battistrada Juventus (44) e Napoli (37): gli unici dubbi riguardano il sostituto dell’infortunato Biglia e il “ballottaggio offensivo a tre” che ha avuto inizio a luglio e non si è ancora concluso. A modestissimo parere di chi scrive, il tecnico calabrese farebbe bene a puntare sull’esperienza piuttosto che sulla freschezza giovanile: Montolivo e Kalinic, pertanto, dovrebbero essere preferiti rispettivamente a Locatelli e Cutrone. So di portare avanti una scelta altamente impopolare, in quanto i due babies rossoneri stanno dimostrando – il secondo praticamente da inizio stagione – di meritare una finale da protagonisti, ma il rischio è che la loro “immaturità” (mi si passi il termine) possa trasformarsi in un punto di forza per i campioni d’Italia. Patrick e Manuel si troverebbero infatti a fronteggiare Benatia-Barzagli l’uno, Khedira-Pjanic-Matuidi l’altro: gente troppo navigata ed esperta per pensare di avere la meglio nel duello. Gattuso ha altri due giorni per meditare sulle scelte: staremo a vedere in quale direzione Ringhio vorrà andare, noi certamente lo seguiremo!
Twitter: @Juan__DAv
This post was last modified on 6 Maggio 2018 - 19:13