Da Torino a Torino. Venti giorni dopo il 3-1 dello Stadium, il Milan chiude (si spera) all’Olimpico un filotto privo di vittorie e tremendamente fitto di pareggi (4 nelle successive 4 alla Juve). Sgretolando definitivamente ogni sogno Champions. Il match di ieri, in particolare, è stato piuttosto indicativo del periodo no. Fra sfortune, colpe ed evidenze, ecco 5 aspetti negativi di Toro-Milan.
1 CALHANOGLU
L’uomo più ispirato dell’ultimo Milan era indubbiamente lui. Per fiato, sacrificio, pericolosità e qualità. A livello tecnico (con Suso) il turco è il tassello più prezioso di questa rosa. Perderlo di questi tempi, quando devi necessariamente tornare a vincere, è una bella sfortuna.
2 CONDIZIONE
Il secondo avversario di questo Milan primaverile è la sua stessa condizione fisica. Il Sassuolo e il Torino ne sanno qualcosa. Due volte il Diavolo l’ha sbloccata, si è fatto riprendere e ha rischiato di perderla poi. Contro il Napoli c’è voluto un miracolo di Donnarumma. Si tratta di un fatto tanto evidente quanto inevitabile: sarebbe stato pressoché impossibile mantenere lo stesso passo dei tre mesi precedenti.
3 PANCHINA
L’altro aspetto negativo riguarda la rosa in toto. Lunga a livello numerico, ma cortissima a livello di qualità. Per sbloccare le partite, per sopperire alle assenze c’è bisogno di un livello tecnico generale passa maggiore. Abate e Borini, per intenderci, per quanto inattaccabili dal punto di vista del sacrificio, hanno in questo senso dei limiti evidenti: Conti e Calhanoglu, i titolari, sono tutt’altra cosa.
4 CAMBI
Che Rino sia un allenatore inesperto lo dicono i fatti. E pure lui stesso. Nell’ultimo periodo, non è un caso, gli manca la capacità di incidere attraverso i cambi. La difesa a tre contro il Sassuolo prima, le due punte a Torino poi. Mosse tattiche chiare, ma tutt’altro che decisive. Anzi, spesso deleterie. Certamente non in grado di cambiare il corso di due partite che erano da vincere.
5 ATTACCO
Il vero nodo, in ogni caso, resta sempre lo stesso. Là davanti siamo sterili, incapaci di buttarla dentro. Che sia Kalinic (ieri comunque positivo), Cutrone o Silva: il problemone del Diavolo si chiama gol. E senza gol, perlomeno in questo gioco, non vai da nessuna parte.