Non può certo passare inosservata la notizia dello stop imposto dalla proprietà del Milan all’ingaggio di Bernard dello Shaktar Donetsz, praticamente già preso da Massimiliano Mirabelli che in questa fase si sta concentrando sui parametri zero disponibili in Italia e in Europa. L’indiscrezione, riportata oggi da La Gazzetta dello Sport, accende il faro sulla gestione tecnica dei rossoneri e, prima ancora, su quella finanziaria. Che sia vero o meno, il segnale non è particolarmente incoraggiante in vista delle prossime scadenze: responso Uefa sul settlment agreement, ridiscussione del debito con Elliott e, soprattutto, la finale di Coppa Italia. Sfiduciare più o meno pubblicamente un direttore sportivo sulle scelte di mercato (a costo zero almeno come cartellino) è un dato preoccupante.
D’altronde, se i risultati non arrivano, il minimo che può che fare una società è mettere sotto osservazione tutti i ruoli chiave. Se Rino Gattuso si è conquistato nemmeno un mese fa il rinnovo del contratto, il focus, a fronte di una debacle, non potrà che spostarsi su altre posizioni come quella di Mirabelli. Il Milan in questo momento è indietro come punti sull’anno scorso, ma con un mercato alle spalle a dir poco faraonico. Ai tifosi era stato promessa l’apertura di un ciclo, che si presuppone possa essere in crescita rispetto all’anno precedente. Ora, dopo la sconfitta col Benevento, il ds rossonero ha esplicitamente chiesto due anni per poter essere competitivi. Ragionamento condivisibile, sulla carta. Ma perché allora aver buttato fumo negli occhi dei tifosi per quasi un anno? Qualcosa non torna…
Intanto il prossimo 2 maggio è in programma la prima convocazione dell’Assemblea dei Soci, con un ordine del giorno molto tecnico per studiare, di fatto, le soluzioni in vista della discussione del debito contratto col fondo Elliott. Ieri, sul Corriere della Sera, Milena Gabanelli ha nuovamente scoperchiato dubbi sulla solidità finanziaria di Yonghong Li, ricostruendo la matrioska che sta dietro il New China Building di Canton: “Quando si «gratta» e si va a fondo, si sgretolano i mattoni del patrimonio o ci si imbatte in prestanome che potrebbero rappresentare chiunque“, ha scritto l’ex Lady Report. Prima o poi il garante (Elliott) si farà sentire.