L’obiettivo Champions fallito dopo 230 milioni spesi: Mirabelli e quell’errore fatale sul mercato

Nonostante manchino un campionato da concludere nel migliore dei modi e soprattutto una finale di Coppa Italia da provare a vincere è tempo di bilanci in casa Milan, dopo la grande occasione persa con il Sassuolo. I due punti lasciati San Siro contro i neroverdi hanno di fatto dato l’addio ai sogni Champions del Diavolo che ora dovrà restare concentrato per non perdere il sesto posto.

Già, il sesto posto, quello che l’anno scorso è stato festeggiato in maniera forse troppo eccessiva vista la storia del club ma comunque con giusta soddisfazione perché riportava il Milan lì dove dovrebbe sempre stare, in Europa. Quello di quest’anno però avrebbe tutto un altro sapore perché in estate i milioni spesi sono stati circa 230 e l’obiettivo dichiarato e sbandierato era il ritorno in Champions. Rivoluzionare la squadra con 11 acquisti e arrivare nella stessa posizione della stagione precedente, che piaccia o meno, ridimensiona in maniera importante il mercato estivo. Inutile negarlo, alcuni colpi non hanno reso come speravano i tifosi e come pensava Mirabelli, che ha soprattutto la colpa di aver fallito il colpo più determinante, quello del centravanti. Questa stagione speriamo che almeno insegni per il prossimo mercato: pochi colpi ma importanti e dall’affidamento sicuro.

A Milanello ne sono arrivati addirittura due, Kalinic e Andrè Silva, ma di fatto gioca quasi sempre, e per fortuna, Cutrone, un ragazzo che arriva dalla Primavera e che a inizio stagione stava per essere girato in prestito al Crotone. 14 gol in tre sono una miseria calcisticamente parlando se si vuole puntare ad arrivare nei primi 4 posti. Mago Gattuso ha tentato di ruotarli, di farli giocare insieme, di stimolarli ma a poco sono serviti i suoi esperimenti: il Milan fa una fatica tremenda a fare gol. Il discorso è conosciuto, la critica al ds rossonero anche ma resta il rammarico di non aver puntato su un top come Aubameyang e aver insistito su due profili incerti, sia in termini di gol perché Kalinic non è mai stato un bomber da 20 reti a stagione e sia di adattamento al nostro calcio come Andrè Silva. Un errore decisivo che, nel più ottimista dei casi, non migliorerà il piazzamento dello scorso anno e anzi, con la Fiorentina a soli due punti, potrebbe anche peggiorarlo. Dalle cose agli errori formali perché nel calcio moderno senza un forte numero 9 non si fa molta strada.

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