Negli ultimi sabati, proprio su queste pagine, mi ero ritrovato a scrivere di una paura che, calcisticamente parlando, mi attanagliava e non poco. Il pareggio nel derby ad inizio aprile, arrivato subito dopo la sconfitta immeritata contro la Juventus, aveva reso quasi impossibile la rincorsa del Milan all’obiettivo Champions League. Un obiettivo di inizio stagione a cui il Milan era tornato a credere dopo il disastro dei primi tre mesi, ma che, nonostante una grande e lunga rincorsa invernale, era tornato ad essere un miraggio dopo il pareggio contro l’Inter. Allora il pericolo di un Pioli bis (l’anno scorso l’Inter crollò emotivamente dopo una lunga rincorsa e finì il campionato con un secondo esonero in panchina e fuori dalle coppe europee) poteva essere dietro l’angolo. Il pari in casa contro il Sassuolo aveva avvalorato la mia tesi, poi il buon pareggio casalingo contro il Napoli aveva invece una squadra ancora unita ed in palla. Torino, ma soprattutto la figuraccia interna contro il Benevento, hanno invece ridato fiato a questa terribile ipotesi.
Sabato sera scorso, infatti, a San Siro si è consumata una delle pagine più tristi della recente storia rossonera. Una squadra scoraggiante, deprimente ed allarmante è riuscita a regalare la prima vittoria in trasferta alla squadra di De Zerbi che il giorno dopo, nonostante la vittoria al Meazza, è retrocessa ufficialmente in Serie B. Oltre alla sconfitta, il Milan è sembrato senza idee, senza senso, senza gioco o, per dirla alla Gattuso, più una banda musicale che una compagine di calcio. La squadra sembra aver chiaramente mollato psicologicamente e sembra curarsi anche poco del fatto che un settimo posto in campionato, senza una complicatissima vittoria e conquista della Coppa Italia il prossimo nove maggio contro la Juventus, porterebbe di nuovo il gruppo a cominciare la stagione ad inizio luglio e a giocarsi tre turni eliminatori per poter partecipare alla prossima Europa League.
Ora, chi vi scrive non vuole addossare colpe né a Gattuso che ha già fatto dei miracoli prendendo a fine novembre una squadra senza idee, senza un briciolo di condizione fisica e fragile mentalmente e dandole un’identità, un gioco ed una dignità, né tanto meno a Mirabelli sul quale è in corso negli ultimi giorni un’opera vergognosa di sciacallaggio mediatico come se fosse l’unico artefice del presunto fallimento tattico di una squadra che, è meglio ricordarselo, doveva essere ricostruita quasi da zero dopo gli ultimi scellerati anni della precedente gestione che aveva ridotto a lumicino il valore tecnico dell’Ac Milan. Al netto di queste doverose premesse, però, è chiaro che altri brutti stop come quello contro il Benevento ed altre prestazioni orrende, potrebbero rovinare definitivamente quanto di buono costruito e fatto in questi mesi. Sarà doveroso, quindi, reagire già da domani dove a Bologna ci aspetta una squadra già salva e con poco da chiedere a questo campionato.
L’Atalanta è avanti al momento di un punto ed il Milan si trova addirittura a rincorrere il sesto posto, ma appare evidente come, sia lo scontro diretto che si giocherà a Bergamo alla penultima, sia la giornata precedente, dove i rossoneri ospiteranno un Verona virtualmente retrocesso e gli orobici andranno a far visita ad una Lazio in piena lotta Champions, rappresentano un’opportunità da non fallire per evitare complicazioni disdicevoli per la stagione 2018-2019. A patto, però, di tornare ad essere squadra e ritrovare compattezza e mentalità giusta. La squadra è stanca e deve far fronte a qualche infortunio di troppo che pesa, ma domani a bologna la squadra dovrà dimostrare di aver imparato la lezione e di credere ancora in un possibilissimo sesto posto. Sempre che il nove maggio non arrivi una sorpresa lieta che cambierebbe totalmente e nuovamente volto a questa controversa stagione.
This post was last modified on 28 Aprile 2018 - 18:04