Ieri, se ancora se ce ne fosse bisogno, è stata concretamente certificata l’assenza del Milan dalla prossima Champions League. Non sono bastati i quattro posti concessi all’Italia dalla Uefa, i milioni spesi sul mercato, gli ultimi tre mesi da urlo: ad oggi il Milan non è da Champions, evidentemente. Il campo, perlomeno, ha detto questo.
C’è amarezza, è normale. Del resto se giochi per non perdere la partita più importante della stagione (il derby) e butti via l’ultima chance in casa contro il Sassuolo, forse, è pure giusto così. Ci sta.
Ma esiste un problema di fondo. Che c’è da inizio anno e a cui non si è posto rimedio neppure a gennaio: il Milan non ha un attaccante da Milan. E i numeri, in questo senso, sono clamorosamente indicativi. Kalinic, Cutrone e André Silva si dividono insieme 14 gol in campionato. Ecco, tutte le cinque squadre sopra al Milan hanno almeno un centravanti che abbia fatto, da solo, 14 o più gol: Icardi all’Inter (24), Dzeko alla Roma (14), Immobile alla Lazio (27), Mertens al Napoli (17), Higuain (15) e Dybala (21) alla Juve. Per intenderci, solo le ultime tre in classifica, più Sassuolo e Genoa, hanno un miglior marcatore che abbia fatto meno di 7 gol: Benevento (Diabaté 5), Crotone (Budimir 6), Verona (Kean 4), Sassuolo (Babacar 5), Genoa (Lapadula 4). Parliamo di squadre che lottano per non retrocedere.
Sempre guardando i numeri è legittimo che la prima punta titolare, nella testa di Gattuso, sia Cutrone. Rispetto agli altri due ha un miglior feeling col gol: di media ne fa uno ogni 169′, contro i 289′ di Kalinic e i 405′ di Silva. Il punto è che i sette gol (segnati da Cutrone) sono sì di più rispetto ai due compagni, ma non può certamente essere un contributo decisivo nell’arco di un’intera stagione. Motivo per cui è giusto chiedersi, al netto di prospettive future diverse, se ad oggi sia più vantaggioso puntare su di lui o su qualcuno che faccia segnare i compagni, tipo Kalinic. Che in campionato ha segnato due gol in meno di Cutrone, siglando, tuttavia, tre assist in più: per un totale di 5 gol e 5 assist in 24 presenze. Numeri tutt’altro che esaltanti in assoluto. Eppure non così terribili se paragonati a quelli degli altri due.
Insomma il nodo centravanti, in un modo o nell’altro, va risolto. Perché, dati alla mano, se non hai uno che segna là davanti non vai da nessuna parte. Certo è che quei 60 milioni (25 di Kalinic e quasi 40 di Silva) potevano essere spesi diversamente. A Fassone e Mirabelli, principali colpevoli, il compito di rimediare. Possibilmente già da quest’estate.
This post was last modified on 9 Aprile 2018 - 19:57