Alla vigilia di quella che può essere considerata la partita più importante della stagione, sia per la posta in palio che per il nome e la rivalità esistente con l’avversario di giornata, bisogna fare un po’ il punto della situazione e fermarci un attimo a capire quello che è stato fatto fino a questo momento. Il Milan arriva al derby dopo una delle settimane più belle e significative degli ultimi anni. La doppia trasferta in terra romana ha regalato al Diavolo credibilità e gloria ed ai suoi tifosi ha ridato definitivamente orgoglio e godimento nel sostenere questi colori. La vittoria contro i giallorossi e la battaglia, alla fine vinta ai rigori, contro la Lazio sono il punto esclamativo al termine di due mesi straordinari. Due mesi in cui, partendo proprio dal derby di fine dicembre in Coppa Italia, il Milan è riuscito a rinascere dalle proprie ceneri ed è tornato ad essere un gruppo ed una squadra.
Prima di quel 27 dicembre (che ormai sembra lontanissimo) il Milan sprofondava in classifica senza più mezza ambizione europea, si avviava mestamente ad un proseguio di stagione da incubo e si leccava le ferite procurate da Benevento, Rijeka, Verona e Atalanta. Brutte figuracce che avevano fatto piombare tutti i milanisti in un incubo senza fine e aprivano giustamente le porte ad ogni forma di sfottò possibile ed immaginabile di chi (pseudotifosi rossoneri e non) godeva nel vedere il Diavolo in quelle condizioni. Si malediceva l’arrivo dei cinesi, tutti (o quasi) chiedevano la testa di Fassone e Mirabelli che erano giudicati degli incompetenti ed i maggiori colpevoli della situazione, rei di aver sperperato oltre duecento milioni di euro sul mercato e Gattuso non era adatto ad allenare in Serie A. Ora, come giustamente dice proprio lui, Gennaro Gattuso, quello che tutti osannano in questo momento, non è ancora il momento di salire sul carro perché nulla è stato fatto, ma bisogna lavorare duro e non pensare a quello che sta succedendo, ma pensare partita dopo partita. Non è ancora il momento, quindi, di togliersi i sassolini dalle scarpe, ma bisogna restare uniti e milanisti, sognando altri due mesi così.
I dati, proprio da quel derby in poi, però, sono impressionanti e parlano di una striscia di risultati utili consecutivi che ora è arrivata a 13 gare ed è la più lunga dal 2009/2010 ad oggi. 9 vittorie e 4 pareggi (anche se l’ultimo può essere considerato a tutti gli effetti una vittoria), solo 4 gol subiti e sei gare consecutive senza subirne. Questa striscia di risultati acquisisce ancora maggior valore se si considera che Roma, Inter, Sampdoria e tre volte la Lazio rappresentano quasi la metà delle partite disputate negli ultimi due mesi. Numeri impressionanti, numeri che hanno ridato senso di appartenenza, orgoglio rossonero e che tornano a far sognare. Una finale di Coppa Italia conquistata e da giocare contro la Juventus il 9 maggio, un ottavo di finale contro l’Arsenal che ci aspetta al varco ed una classifica che ci vede ancora al settimo posto, ma che rispetto a due mesi fa a tutta un’altra faccia ed un altro sapore. Gattuso ha dato senso di appartenenza, anima, identità, grinta, carattere, ma anche gioco e schemi ben oliati e sta riuscendo nell’impresa di far sentire tutti importanti, facendoli credere nel proprio lavoro, riuscendo a trarre il meglio da ogni elemento della rosa.
In campo vanno sempre gli stessi (altro elemento di forte discontinuità rispetto alla gestione Montella), ma anche chi non ci va, crede fortemente nel progetto e si sente parte di un qualcosa di speciale che è nato sotto la sua gestione. I vari Donnarumma, Suso, Romagnoli, Montolivo e Bonaventura che già c’erano hanno alzato il livello delle proprie prestazioni ed i nuovi, Bonucci, Biglia, Chalanoglu, Rodriguez, Kessié, Borini stanno finalmente apportando il giusto contributo alla causa e non sembrano più i brocchi, bidoni di qualche mese fa. Poi ci sono Calabria e Cutrone, giovani che l’attuale società ha voluto mantenere in rosa, che sono diventati linfa vitale per il gruppo di Gattuso. Domani ci sarà il derby della Madonnina, la partita più attesa che potrebbe anche portare a qualcosa di straordinario, qualcosa che fino a due mesi fa era un’utopia. Non sarà facile, ma ora qualche passo falso può arrivare, non scalfirà di certo certezze e consapevolezze arrivate con il duro lavoro e con le giuste idee. Sicuri che, se si vince sarà stato fatto qualcosa di straordinario, se non si vince non sarà stato certamente domenica 4 marzo ad aver compromesso una stagione.
This post was last modified on 2 Marzo 2018 - 18:51