CorSera, Calhanoglu: “Il primo mese è stato duro. A Torino voglio vincere”

Numero 10 sulle spalle e ancora tanta voglia di stupire: Hakan Calhanoglu si è raccontato in una lunga intervista al Corriere della Sera. “Dopo il gol al Chievo ho baciato la maglia del Milan: d’ora in poi farò così. È stato il mio primo bacio, non lo avevo mai fatto in Germania, né con l’Amburgo, né con il Bayer Leverkusen. Pronto a rifarlo contro la Juve? Speriamo, la mia fiducia cresce, mi sento bene, in campo e fuori. Nei mesi scorsi abbiamo giocato buone partite, ma i match importanti arrivano ora, la Juve e subito dopo l’Inter. Dobbiamo vincere, non è importante se segno io”.

“Ti manca il gol su punizione? E’ anche una questione di pressione. “Punizione” è forse la prima parola d’italiano che ho imparato. Tutti a dirmi: “Hakan segni, Hakan segni”. Ma conosco le mie statistiche, in Germania avrò fatto 15 gol, gli avversari cercavano di non fare fallo sennò io segnavo. Juventus Stadium? Io ho già giocato al Camp Nou e credo che San Siro pieno sia più o meno simile. In ogni caso noi dobbiamo giocare da squadra, se lo facciamo possiamo vincere anche contro di loro. Juventus? E’ una squadra importante, che ha giocato due finali di Champions, e ha grandi attaccanti, dovremo stare attenti a Higuain, Pjanic, Dybala”.

Su Gattuso e Montella: “Nel calcio è così, gli allenatori vanno e vengono, e ciascuno ha i suoi metodi, la sua filosofia, il suo sistema di gioco, magari cambiano anche piccole cose e un giocatore si trova meglio o peggio; è come con gli insegnanti, uno ha un modo diverso di spiegare e tu lo capisci di più. Sulla sinistra avevo già giocato nel Leverkusen e mi trovo molto bene, riesco a comunicare bene con Rodriguez e Jack”.

Sulle difficoltà iniziali: “Non avevo mai giocato fuori dalla Germania, non capivo la lingua, era difficile comunicare. Il primo mese, poi, è stato duro: vivevamo in albergo, non avevamo casa. Ora va tutto molto meglio, abitiamo vicino a Casa Milan, così se c’è qualche problema in un minuto sono in ufficio! (ride). Milano mi piace: abbiamo visitato il Duomo, che è bellissimo, e poi lì attorno ci sono molti negozi, mia moglie ha varie opportunità per fare shopping. La gente italiana è simile a quella turca: molto calda e simpatica”.

Sull’ultimo incontro con Savicevic: “Mi ha detto “tira, tira”. Il suo calcio era pazzesco, era un fenomeno”.

Sulla sconfitta con l’Arsenal: “Ho imparato che l’arbitro può cambiare le partite. Ma anche che è importante non perdere 3-1, perché nei libri rimarrà solo il risultato, e quindi non devi mollare mai”.

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