Plagiando spudoratamente una famosa réclame anni 90′ titoliamo “Milan: dove c’è Europa c’è casa”. E questo Gattuso lo sa bene, in quanto protagonista da calciatore degli ultimi trofei continentali conquistati dai rossoneri. Lo sa a tal punto da non snobbare nemmeno l’abbordabile, sulla carta, Ludogorets.
Rinunciando totalmente al turnover – seppure il calendario dei rossoneri si presenti in questo periodo fitto d’impegni importanti – certamente ha trasmesso l’importanza del palcoscenico europeo ai suoi ragazzi, sia esso quello prestigioso della Champions League o quello più modesto dell’Europa League.
Gattuso non vuole mollare un centimetro. L’amore per questi colori e per ciò che rappresentano fanno parte della sua essenza. Una passione viscerale che ha trasmesso alla sua squadra, capace di soffrire e pungere al momento opportuno.
Il risultato della Ludogorets Arena, che mette in cassaforte il passaggio dei rossoneri agli ottavi, per certi aspetti, racconta di una partita più semplice di quella che è stata in realtà. I bulgari infatti, abili soprattutto in fase di pressing, non hanno reso vita facile al Milan. Ma, come detto sopra, la squadra sa quando colpire e non a caso lo fa col “tarantolato” Cutrone.
Patrick è il simbolo di questo squadra, il simbolo della meritocrazia e del coraggio del tecnico di mandare in campo un giovane proveniente dalla Primavera a discapito del colpo del mercato estivo rossonero – secondo solo a Bonucci – André Silva.
Coraggio ampiemente ripagato. Reduce dalla doppietta di Ferrara, il numero 63 rossonero sbloccando il risultato allo scadere della prima frazione di gioco e procurandosi il rigore del 2-0 realizzato poi da Rodriguez, indirizza la partita sul binario giusto, tanto da far considerare il match di ritorno a San Siro come una pura e semplice formalità.