Franck Kessie non si ferma mai: l’ivoriano è il giocatore più utilizzato e quello che ha percorso il maggior numero di chilometri, oltre 350 fino a oggi. “L’inizio della partita è la parte più dura perché devo fare andare molto le gambe, dopo 20-25 minuti va meglio” racconta il centrocampista, attivissimo anche… sulla Play Station: “Sono il capitano della mia squadra e calcio tutte le punizioni e i rigori, devo segnare per forza!”.
Sei il giocatore che ha percorso più chilometri in questa stagione, oltre 350 fino ad oggi. Li senti tutti nelle gambe o sei pronto a rimetterti in gioco?
“Sto abbastanza bene. Sono un po’ stanco, ma la stanchezza per me non conta. Devo crescere ancora, superare i miei limiti per andare sempre avanti”.
Ti trovi meglio in una metropoli o preferivi una città più piccola come Bergamo?
“Per me è uguale, perché quando giocavo nell’Atalanta venivo spesso a Milano per fare shopping o altre commissioni. Da allora la situazione non è cambiata molto”.
Giri spesso in città?
“Non molto, percorro molto spesso solo il tragitto Milano-Milanello. Però ogni tanto vado in Piazza del Duomo a fare shopping”.
Ti ricordi la prima partita di calcio che hai visto allo stadio?
“Sì, da bambino sono andato a vedere una partita della Costa d’Avorio contro la Guinea che si giocava nella mia città. Era bellissimo, lo stadio era pieno e tutti cantavano durante la partita, me compreso”.
Hai degli idoli?
“Mi piaceva tanto Essien, centrocampista ghanese che ha giocato anche nel Milan”.
Hai detto che ti piace la Play Station, usi giochi di calcio? E quando giochi, ti schieri?
“Sì, gioco a calcio e nella mia squadra mi schiero come capitano, batto le punizioni e i rigori, devo segnare per forza (ride, n.d.r.)”.
Che cosa ti piace dell’Italia?
“L’entusiasmo della gente. Sono ormai molto famoso, quando le persone mi vedono in giro mi chiedono sempre la foto o l’autografo, come a casa mia”.
È più difficile rilasciare un’intervista o giocare un derby?
“Per me è più difficile l’intervista (ride, n.d.r). Da uno a dieci, direi sette!”.
Fonte: acmilan.com