Negli ultimi sei mesi si è fatto un gran parlare del Milan spendaccione e dei tanti soldi spesi per il mercato estivo. A detta di molti, sia milanisti che non, la nuova dirigenza composta da Marco Fassone e Massimiliano Mirabelli, non ha saputo investire l’ingente gruzzolo a disposizione per il rinforzamento della squadra. Soprattutto il ds calabrese è spesso finito sul banco degli imputati per la scelta dei calciatori. Chi vi scrive non ha mai negato tutto l’entusiasmo per la campagna di rafforzamento estivo e ha spesso elogiato il nuovo management rossonero, ma soprattutto non è salito sul carro dei contestatori nei primi mesi della stagione, quando tutto sembrava da buttare. C’è una filo conduttore, però, tra il Milan di Montella e questa squadra che sembra aver beneficiato della cura Gattuso. La sterilità degli attaccanti in zona gol, purtroppo, è un leitmotiv che da inizio stagione non ha mai smesso di suonare.
Allo stato attuale delle cose, quindi, se una critica deve essere mossa alla nuova dirigenza sulle scelte estive, è legata, senza ombra di dubbio, a quelle fatte per la prima linea, con i 65 milioni (circa) di euro spesi per l’acquisto di Nikola Kalinic e Andrè Silva. Premesso che non si tratta di bocciature definitive e, soprattutto per il portoghese, ci può essere l’alibi di un nuovo campionato (molto più tattico e complicato rispetto a quello lusitano) e di una carta d’identità ancora giovanissima, va detto che ci si aspettava decisamente di più. Il Milan di Gattuso, tra Campionato e Coppa Italia, ha ottenuto sette risultati utili consecutivi ed è riuscito a migliorare la fase difensiva con sole quattro reti subite, ma è ancora troppo poco concreto in avanti. Essere l’undicesimo attacco della Serie A con appena 30 reti realizzare in 23 partite, non è certamente cosa di cui andare fieri.
Gattuso deve cercare di trovare una soluzione a questo problema anche perché, se è vero che il Milan riesce a creare parecchie situazioni pericolose durante una partita e la manovra sia decisamente migliorata, troppo spesso ha la pecca di non chiudere le gare e, come successo ad Udine, Cagliari ed in casa contro il Crotone, rischia fino alla fine di farsi raggiungere dagli avversari. Nell’ultima gara in Friuli, complice anche l’espulsione di Calabria, questa sterilità offensiva ci è costata due punti fondamentali che potevano essere preziosi per alimentare ancora sogni e speranze di rimonta. Se tra centrocampisti ed esterni offensivi si contano 16 gol (i sei di Suso, 4 di Bonaventura e Kessie e 2 di Calhanoglu), sono i tre attaccanti i veri assenti ingiustificati in zona gol. Sette gol in 23 giornate di campionato tra Kalinic, Cutrone ed André Silva sono davvero pochissima roba e rendono l’idea di quanto al Milan manchi l’apporto di una vera prima punta.
Al momento il problema sembra essere anche nelle gerarchie. Un bel problema per essere ormai a metà febbraio, ben oltre quindi la metà della stagione. Settimana scorsa tre partite e mai il centravanti titolare è stato confermato anche nella partita successiva: Cutrone con la Lazio, Kalinic in Coppa Italia, Silva con l’Udinese. Il rimescolamento continuerà anche oggi nella trasferta sul campo della Spal: il titolare dovrebbe essere Cutrone, complice la stecca di Silva alla Dacia Arena ed il riacutizzarsi dell’infortunio improvviso di Kalinic. Ora Gattuso dovrà fare scelte decise per l’attacco per infondere fiducia al titolare (nella speranza di trovare la via del gol con più regolarità) ma allo stesso tempo saper dosare le energie: compreso il match di Ferrara, infatti, il Milan dovrà giocare ben 6 partite in 19 giorni, tra cui gli scontri diretti contro Sampdoria e Roma in campionato, la doppia sfida contro il Ludogorets in Europa League e l’importantissimo ritorno della semifinale di Coppa Italia contro la Lazio.
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