Dopo le rivelazioni del Corriere della Sera sulla richiesta di fallimento avanzata nei confronti di una delle società di Yonghong Li in Cina, da Casa Milan non sono arrivati commenti ufficiali, ma sui giornali di oggi sono state riportate alcune indicazioni attribuite alla società e a fonti vicine al presidente del club.
Secondo quanto riportato, ad esempio, dalla Gazzetta dello Sport, ai piani alti del club considerano quanto emerso notizie note su cui il direttore esecutivo David Han Li aveva già relazionato la dirigenza. Soprattutto, viene sottolineato che si tratta di questioni che riguardano la proprietà e che non hanno impatto sul club.
Nello specifico, filtra che questo caso riguarderebbe un ramo di impresa della holding obsoleto, marginale fra le proprietà di Yonghong Li.
Viene anche fatto notare come il presidente rossonero ha superato tutti i controlli previsti dalle leggi italiane e dai regolamenti federali e sia risultato finanziariamente solido agli occhi dei vari interlocutori, compreso il fondo Elliott che lo scorso anno a messo a disposizione di Li i capitali necessari a chiudere l’acquisizione del Milan dalla Fininvest.
Riunione a Londra, si lavora al rifinanziamento
Intanto ieri a Londra, presso la banca d’affari Merrill Lynch, ingaggiata da Marco Fassone come consulente per il rifinanziamento del debito, si è tenuta una riunione in cui erano presenti, oltre all’amministratore delegato rossonero, i rappresentanti del fondo Elliott, il direttore esecutivo Han Li e il direttore finanziario Valentina Montanari.
Se il rifinanziamento dei 123 milioni in carico al club è considerato piuttosto agevole(diritti tv, sponsorizzazioni e incassi da biglietteria sono garanzie certe), diverso è il discorso dei 180 milioni che Elliott ha prestato alla holding Rossoneri Sport Investment Luxembourg e che nessuno, al momento, accetta di rifinanziare, in assenza di rassicurazioni sulla solidità di Yonghong Li.
C’è un’ulteriore scadenza: i controlli della Covisoc per l’iscrizione alla serie A si faranno sui dati economici parziali al prossimo 31 marzo: serve liquidità.
Nella riunione di ieri a Londra si è parlato appunto dell’urgenza di chiudere il rifinanziamento in tempi brevi, anche per avere la disponibilità di cassa necessaria a non uscire dai paletti imposti dalle norme federali.
L’indice di liquidità della Figc (rapporto tra debiti e crediti a breve) – sottolinea la Gazzetta dello Sport – è un Everest per molti club, compreso il Milan: se si sfora deve essere l’azionista a intervenire col capitale.
Il 26 febbraio è in programma un cda del Milan che dovrebbe ratificare l’arrivo dell’ultima tranche (11 milioni) dell’aumento di capitale da 60 milioni deliberato lo scorso maggio: la società mostra tranquillità e fa sapere che Li ha sempre onorato i suoi impegni.
fonte: calcioefinanza.it