Massimo Ambrosini, ex centrocampista rossonero, è intervenuto a Tele Radio Stereo, in particolare a proposto del prossimo match del Milan contro la Roma. Queste le sue parole:
La Roma: “Quest’anno non può competere per i vertici della classifica, non perché sia una squadra costruita male ma perché Juventus e Napoli sono più forti. Certo è che può ancora crescere e lo ha dimostrato con il primo tempo della partita contro lo Shakhtar. Ci sono ancora problemi di gestione e personalità, non è una squadra completamente espressa. Bisogna essere consapevoli del percorso della Roma in questi anni che non è stato assolutamente da buttare, è l’unica squadra che è riuscita a stare dietro alla Juventus. Ci sono grandi giocatori ma bisogna farsi una ragione del fatto che la Juve e il Napoli sono più forti oggi. Quello che ha fatto Sarri con i suoi giocatori è assolutamente da ammirare, bisogna avere la fortuna di trovare allenatori in grado di valorizzare i giocatori che si hanno”.
L’influenza di Gattuso sulla squadra: “Più del 50% direi. Gli allenatori contano perché devono far sfruttare quello che ha tra le mani. Rino si sta dimostrando un allenatore capace e sta valorizzando quello che ha. Il Milan indubbiamente sta esprimendo un gioco migliore. Io personalmente non pensavo che in così poco tempo riuscisse a cambiare volto a questa squadra anche dal punto di vista del gioco dopo quella dell’autostima e della grinta. Sta facendo vedere cose interessanti”.
Roma-Milan: “Cominciano i 10 giorni più importanti della stagione per entrambe le squadre. Arrivano partite delicate che hanno bisogno di un livello di attenzione molto alta. Per quanto riguarda la Roma non butterei via quello che è accaduto a Kharkiv, bisogna mostrare alla squadra quello che si è fatto bene per trovare l’autostima per affrontare il Milan. Mi aspetto una partita molto aperta perché le squadre arrivano da momenti psicologici diversi ma devono pensare a giocare a calcio”.
L’addio al campo: “Ogni calciatore ha la propria psicologia e ogni ritiro è diverso. Ho conosciuto ragazzi che dall’oggi al domani hanno deciso di smettere e lo hanno fatto razionalmente. E’ comunque un cambiamento abissale, per 20 anni hai uno stile di vita con orari precisi e sai sempre cosa devi fare durante la giornata. Di punto in bianco ti ritrovi senza più niente se non te lo sei organizzato prima. La cosa difficile è che ognuno di noi ha un livello di competizione che lo ha portato a vivere la propria carriera per 20 anni e bisogna sfogarla in altro modo. Quello che ti manca di più è la continuità del campo”.
Fonte: romanews.eu