Il tortuoso passaggio di proprietà del Milan da Silvio Berlusconi all’imprenditore cinese Yonghong Li non smette di produrre novità quotidiane. La conferma ufficiale degli accertamenti tributari in corso sui 740 milioni della transazione è l’ultimo guaio: gli spettatori più attenti sono soprattutto i potenziali nuovi finanziatori e l’Uefa. I potenziali investitori, spaventati dalle variabili esterne come appunto quelle tributarie, hanno congelato l’interessamento. Sono perplessi anche per gli scarsi introiti del Milan cinese in Cina e per i piani nel teorico cuore del business, ancora in embrione a 9 mesi dal closing.
Come riferisce l’edizione odierna de La Repubblica, oggi, in un delicato Cda, all’Ad Fassone sarà difficile eludere due temi scabrosi, riconducibili alla liquidità finanziaria di Li: l’ultimo aumento di capitale di 16 mln su 60 e il rifinanziamento del debito di 303 mln col fondo Usa Elliott (183 della rossoneri Lux di Li e 120 del Milan società), in scadenza a ottobre. Rinviare tutto è l’obiettivo di Fassone, garante della solidità economica dei cinesi.
Berlusconi l’ha ribadita in campagna elettorale, ma sulla vendita a Yonghong Li, dopo le anticipazioni di Stampa e Secolo XIX, è arrivata ieri la conferma che nelle scorse settimane la Guardia di Finanza ha trasmesso al procuratore aggiunto Fabio De Pasquale tre segnalazioni di operazioni sospette, inviate secondo prassi da banche, intermediari o altri operatori finanziari all’Unità di informazione finanziaria di Bankitalia, quando sospettano operazioni di presunto riciclaggio.
Fassone prova a districarsi tra due opposte esigenze: prendere tempo, per dare ossigeno all’indebitato Li, e trovare in fretta chi rifinanzi il debito con Elliott. La tesi ufficiale è che, grazie agli incassi da stadio e ai diritti tv, la scadenza di fine gennaio per i 16 mln possa essere posticipata. Tocca a Elliott dare il via libera a Fassone e all’altra sua tesi: nemmeno il rifinanziamento del debito sarebbe urgente e le trattative con Highbridge (per la parte Milan) e con la banca d’affari Jefferies (per 4-5 anni e 400 mln) possono slittare ad aprile. Il rifinanziamento, però, è decisivo per l’Uefa, che dopo la bocciatura del voluntary agreement a dicembre, dovuta proprio all’assenza di garanzie sul rifinanziamento e sul patrimonio di Li, a fine marzo farà nuove verifiche.
Il tempo è nemico: se il Milan si qualificherà per l’Europa League, potrebbe iniziare i preliminari addirittura a metà luglio. Soltanto nel remoto caso di mancato settlement rischierebbe a fine maggio il dossier peggiore, con l’esclusione dalle coppe. Nel frattempo l’Uefa ha aperto con la Covisoc, l’organo di vigilanza della Figc, un confronto per l’uniformità di regole e criteri
di valutazione del caso Milan.
This post was last modified on 16 Gennaio 2018 - 10:00