Qualsiasi allenatore lungo la carriera viene accompagnato da qualche etichetta. C’è il catenacciaro, l’innovatore, lo scalmanato,
il fumatore. A Rino Gattuso da quando lavora in panchina è stata affiancata una sentenza che da una parte lo gratifica e dall’altra lo appesantisce: di lui, numeri alla mano,si dice che sia un tecnico maggiormente portato alla fase difensiva. Anzi, a dirlo è proprio Rino nel giorno della presentazione: “Le mie squadre prendono pochi gol, ma ne fanno anche pochi. Ci lavoreremo”. Il ritornello, dunque, suona ancora: l’attacco stenta ed è un tormentone che dura dall’inizio della stagione perché sarebbe troppo facile aggrapparsi alle goleade di Europa League contro avversarie morbide come il cotone.
Come sottolinea l’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport, il grande problema del Milan riguarda proprio il reparto offensivo, finora i rossoneri hanno segnato solo 25 reti in 20 partite disputate; peggio nella propria storia avevano fatto solo nella stagione 1997-1998 quando a questo punto del campionato le reti erano soltanto 22, e il Milan chiuse con un deludentissimo decimo posto. Ma il vero problema non è tanto l’astinenza realizzativa, bensì l’imprecisione sotto porta visto che il Milan costruisce eccome palle-gol importanti.
Infatti la squadra di Gattuso è la seconda con il maggior numero di tiri in porta in Serie A: 88 i tiri complessivi, solo la Fiorentina ha fatto meglio. Ma l’imprecisione e la poca cattiveria regnano sovrane, visto che la media è di una rete ogni 44 tentativi, troppo per una squadra che dovrebbe ambire ai primi posti in classifica e che vanta un parco attaccanti comunque molto forte. Il discorso alla fine cade sempre sui centravanti della rosa: Kalinic, Cutrone e André Silva che mettono assieme soltanto 6 gol in campionato.