Settantasette ore di Lazio: la stagione passa da qui. Mirabelli, un colpo al cerchio e uno alla botte

Laureatosi in Giurisprudenza nel 2015, Giovanni D’Avino è giornalista pubblicista dal 2016. Praticamente nato con la passione per il giornalismo ed il calcio, soprattutto quello a tinte rossonere, nel dicembre 2012 entra a far parte di SpazioMilan.it, per il quale attualmente svolge il ruolo di Coordinatore di redazione. Da alcuni anni collabora anche con il settimanale calcistico Corriere del Pallone.

Due partite in tre giorni. Contro la stessa squadra. Nello stesso stadio. In due competizioni diverse. Buona parte della stagione del Milan passa dalle settantasette ore che dividono le 18 di quest’oggi dalle 23 di mercoledì, rispettivamente orario d’inizio di Milan-Lazio e (più o meno) di fine… di Milan-Lazio. La compagine allenata da mister Gennaro Gattuso affronterà infatti in un duplice e ravvicinato confronto – di Serie A prima e Coppa Italia poi – quella che è senza dubbio la vera rivelazione della stagione ’17/’18.

Lo dicono i numeri con cui i biancocelesti si presentano a San Siro da terza forza della classifica dietro le corazzate Napoli e Juventus: per la prima volta nei 118 anni della sua storia, infatti, la Lazio si trova alla 21esima giornata di Serie A con 46 punti in cascina. Frutto, questi, soprattutto di un attacco straripante, capace di siglare la bellezza di 56 reti (era da sessant’anni che una squadra della massima serie non raggiungeva questa cifra). Numeri impietosi se confrontati a quelli del Milan, che ha quindici punti in meno in classifica ed ha segnato solo 27 gol, meno della metà di Immobile e co.

Bastano questi numeri a far capire quanto arduo sarà il compito di mister Gattuso e dei suoi ragazzi, che però non possono assolutamente fallire il doppio appuntamento coi capitolini, vero crocevia della stagione: una vittoria questo pomeriggio (sarebbe la terza consecutiva) rilancerebbe definitivamente le ambiziosi europee del Milan ed un buon risultato nella semifinale di andata di Coppa Italia permetterebbe di affrontare il ritorno dell’Olimpico con più tranquillità. Ben conscio dell’importanza della gara odierna – alla Coppa si comincerà a pensare da domani – Ringhio conferma in blocco la formazione che ben si sta comportando in queste prime battute del 2018. Gli unici cambi, forzati, riguardano lo squalificato Rodriguez e l’infortunato dell’ultima ora Kalinic, il cui problema muscolare andrà meglio valutato.

Con la squadra che sta crescendo, ben fa Gattuso a confermare le scelte delle ultime settimane e a non stravolgere equilibri comunque ancora precari. Gli esperimenti sono l’ultima cosa che serve adesso, anche se nelle prossime settimane gli impegni saranno tantissimi e servirà inevitabilmente l’apporto di tutti, a cominciare da Andrè Silva – perchè non da quest’oggi? – e Musacchio, onerosi acquisti estivi finiti purtroppo stabilmente in panchina. A conti fatti, l’undici schierato dal primo minuto nella trasferta di Cagliari è quanto di meglio questa rosa ha da offrire al momento.

E’ curioso che le suddette 23 di mercoledì rappresentino anche il traguardo finale della sessione invernale del calciomercato: e proprio a tal riguardo può essere fatta una considerazione sul direttore sportivo rossonero Massimiliano Mirabelli. Al quale chi scrive si sente umilmente di fare contemporaneamente un applauso ed una tirata d’orecchi. Ovviamente virtuali. L’applauso è per come il massimo dirigente dell’area tecnica di Via Aldo Rossi sta gestendo la vicenda Gustavo Gomez. Avrà pure metodi poco ortodossi, “da vecchio calcio“, come qualcuno ha detto, ma Mirabelli fa bene a non piegarsi ai ricatti del procuratore del paraguaiano e del Boca Juniors. E non certo perchè il Milan debba in qualche modo “vendicarsi” degli Xeneizes per la vicenda Bentancur, qualche anno fa corteggiato dai rossoneri e poi ceduto alla Juventus. No, semplicemente perchè in un mercato in cui un difensore non certo fenomenale come Van Dijk viene pagato 84 milioni di euro ed un giovane pur di belle prospettive, ma comunque sedicenne come Pellegri, si trasferisce al Monaco per 31 milioni di euro, non si vede per quale motivo il Milan dovrebbe essere l’unico club “fesso” a svendere un proprio giocatore, peraltro nazionale e non al tramonto della sua carriera.

Subito dopo la carota, però, c’è il bastone perchè oggettivamente fatichiamo a capire come il direttore sportivo del Milan non avverta il bisogno di rinforzare questa squadra, soprattutto nella zona nevralgica del campo. Chi da qui a giugno dovrà portare avanti tre competizioni non può avere in rosa solo quattro centrocampisti di ruolo, di cui tra l’altro tre sono registi. Il solo Kessié da un lato e l’adattato Bonaventura dall’altro non possono essere le uniche mezz’ali a disposizione di Gattuso, che ogni tanto dovrà pure farli rifiatare. Non c’è tempo per far imparare a Locatelli un ruolo che non ha mai fatto, serve qualcuno – anche senza spendere grosse cifre, Inter docet – che costituisca un’alternativa credibile in quel settore. Mirabelli dice che bisogna valorizzare gli acquisti estivi? Giusto, ma un “piccolo aiutino” non può che far bene a tutta la squadra, e di conseguenza anche a loro. Forza, ci sono ancora settantasette ore di tempo per rimediare…

Twitter: @Juan__DAv

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