Quattro motivi di preoccupazione

Al di là del giallo dello scorso weekend in merito alla presunta inchiesta della Procura di Milano sulla vendita del Milan, ci sono altri fatti (veri) che dovrebbero seriamente preoccupare i tifosi milanisti. La volontà non è certo quella di creare allarmismo, ma è ineludibile sottolineare alcune “anomalie” che da qui ai prossimi mesi potrebbero comportare effetti negativi sul futuro della società rossonera.

Premesso, ma evidenziato, il “silenzio assordante” da parte dell’attuale proprietà del Milan dopo le uscite de La Stampa di sabato e domenica scorsi, il nodo è rappresentato dalle scadenze incombenti su Yonghong Li. Il primo grande fatto di cui è preoccuparsi è il debito con Elliott, il fondo americano che ha prestato al presidente del Milan i soldi per chiudere l’operazione con Fininvest. O Mr Li fornirà consistenti garanzie patrimoniali oppure il rischio sarà quello di consegnare il club a Elliott alla fine del prossimo mese di ottobre con soli 303 milioni di euro (Yonghong Li ne dovrebbe restituire 383, di cui 80 milioni du pesanti interessi applicati). Va ricordato, tra l’altro, che l’Uefa a dicembre ha bocciato la richiesta di Voluntary Agreement proprio per l’assenza di garanzie finanziarie.

Il secondo fatto preoccupante sarà oggetto del Consiglio d’Amministrazione convocato per oggi. L’amministratore delegato del Milan, Marco Fassone, proporrà di rinviare l’aumento di capitale di 16 milioni di euro, inizialmente previsto a febbraio. Ufficialmente non ci sarebbe bisogno di questi soldi, visti i buoni incassi dalla vendita di biglietti e abbonamenti, oltre che dai diritti televisivi. Ufficiosamente può suonare come campanello d’allarme, visti i soldi investiti dall’attuale proprietà tra acquisto del club e campagna acquisti. A tal proposito vale la pena ricordare che il deficit tra luglio 2017 e giugno 2018 potrebbe attestarsi a 150 milioni di euro.

Il terzo fatto preoccupante è il rallentamento sul mercato cinese, che doveva essere un asset strategico. Il quotidiano La Repubblica ha evidenziato nei giorni scorsi come le attività della società Milan China siano di fatto al palo. Fino al 31 marzo è attivo un annuncio per reclutare il direttore commerciale di questa società creata ad hoc per sviluppare il brand Milan nella Repubblica Popolare. Non solo. Anche il progetto con la China Next Generation Education Foundation sembra fermo alle firme celebrate davanti alle telecamere lo scorso luglio.

Il quarto fatto preoccupante è l’accensione di nuovi fari, per ora solo mediatici, sull’operazione dello scorso aprile che vede Silvio Berlusconi protagonista. Oggi il leader di Forza Italia è al centro di una campagna elettorale che potrebbe riportarlo alla guida del Governo del Paese. Gli attacchi politici non mancheranno e il Milan potrebbe nuovamente finire nel tritacarne, con effetti incerti sulla serenità del clima che si respira dalle parti di Milanello.

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