Laureatosi in Giurisprudenza nel 2015, Giovanni D’Avino è giornalista pubblicista dal 2016. Praticamente nato con la passione per il giornalismo ed il calcio, soprattutto quello a tinte rossonere, nel dicembre 2012 entra a far parte di SpazioMilan.it, per il quale attualmente svolge il ruolo di Coordinatore di redazione. Da alcuni anni collabora anche con il settimanale calcistico Corriere del Pallone.
A conti fatti poteva essere una giornata di campionato molto positiva, una di quelle che avrebbe potuto riaprire la corsa alle posizioni che contano: Atalanta e Lazio si annullano a vicenda, mettendo in scena un pirotecnico pareggio; la Sampdoria incappa in un’inaspettata sconfitta casalinga contro il Sassuolo, idem l’Inter contro l’Udinese; la Fiorentina non va oltre lo 0-0 interno contro il Genoa. Invece, sempre a conti fatti, è stata una delle giornate più mediocri della recente storia rossonera. Perchè, del resto, mediocrità è la parola che meglio di tutte esemplifica questo girone d’andata da parte del Milan, che, quando mancano due partite al giro di boa, rischia di aver già posto la pietra tombale sul suo campionato. La truppa di Gattuso cade anche a Verona inanellando l’ennesima prestazione da incubo: due settimane dopo il pareggio contro il Benevento (unico punto in diciassette partite per i sanniti, che non fanno punti manco con la SPAL), arriva un sonoro 3-0 nientepopodimeno che contro la penultima in classifica, che di vittorie, prima di ieri, ne aveva inanellate soltanto due.
I numeri parlano chiarissimo: da Montella a Gattuso, è cambiato poco e nulla. Sette vittorie, tre pareggi e la “bellezza” (per modo di dire) di sette sconfitte. Nemmeno l’ultimo Milan di Allegri – quello che concluse il girone d’andata con ventidue punti – aveva fatto peggio quanto all’ultimo aspetto. L’ultima volta, infatti, che i rossoneri avevano perso così tante gare nelle prime diciassette di Serie A, Ronald Reagan succedeva a Jimmy Carter come Presidente degli Stati Uniti d’America. Già, era la stagione ’81/’82, quella della retrocessione in Serie B. I rossoneri difficilmente arriveranno a tale conseguenza, ma quel che è certo è che ormai gli aggettivi negativi si sprecano per quanto sta accadendo dalle parti di Milanello.
Al netto degli evidenti errori dei singoli, ciò che preoccupa è la fragilità psicologica di una squadra che, appena prende gol, va in totale tilt ed è letteralmente incapace di reagire. In nove occasioni, infatti, il Milan ha subito almeno due gol, contro il Verona (che mai aveva realizzato un tris sinora) è stata la seconda volta che ne ha subiti tre e ne ha incassati addirittura quattro all’Olimpico contro la Lazio. Un gruppo che praticamente non sa cosa significhi rimontare l’avversario una volta che questi è passato in vantaggio. Ci è riuscita solo una volta in stagione, manco a dirlo in Europa League: contro l’Austra Vienna, quando si passò dallo 0-1 austriaco al 5-1 finale.
Al termine della gara del Bentegodi, Gattuso – che di colpe ne ha obiettivamente poche ma che comunque, calendario alla mano, ha raccolto solo quattro miseri punti contro le modeste Benevento, Bologna e Verona, oltre alla (inutile, ma pur sempre sconfitta) sconfitta in Europa League sul campo del Rijeka – ha parlato di “figuraccia”; Mirabelli – che i tifosi considerano il colpevole numero uno per una campagna acquisti tanto onerosa quanto rivedibile – ha preferito invece “mortificazione”. A voler usare un termine ricorrente negli ultimi giorni dalle parti di Casa Milan, la vera violenza morale la stanno subendo proprio i tifosi del Diavolo. Le solite scuse post-partita non bastano più: se non volete farlo per voi stessi, gli attributi tirateli fuori almeno per loro, per tutti noi. Fate un regalo al Milan per i 118 anni di storia, che non meritano questi spettacoli osceni.
Twitter: @Juan__DAv
This post was last modified on 18 Dicembre 2017 - 01:08