Il Milan e i tre attaccanti: copione recitato da attori sbagliati

Adriano Galliani un tempo diceva che una squadra dovrebbe avere i doppi circuiti, come gli aerei: due giocatori per ogni ruolo. Degli equivoci tattici di questo Milan si è parlato sin troppo, di certo che le cose potessero andare poco bene anche contro l’Atalanta lo si poteva dedurre anche dall’undici schierato da Gattuso, che come troppo spesso è accaduto è stata l’ennesima formazione diversa buttata in campo in questa stagione disgraziata.

Non tanto nel modulo, il 4-3-3 al quale pare essersi affidato l’allenatore calabrese, una sistemazione divenuta disperata ancora di salvataggio dopo il fallimento del 3-5-2 che doveva essere il marchio di fabbrica del Milan montelliano, piuttosto negli interpreti, in particolare del terzetto d’attacco. Con Suso squalificato, Bonaventura è stato retrocesso ancora una volta in mediana, Kalinic a fare la punta e Borini e Cutrone ai suoi lati. Se lo scorso anno Niang, pur a corrente alternata, e il più incisivo Deulofeu garantivano una certa tranquillità nelle scelte, confinare il numero 63 rossonero (a proposito, predicatore nel deserto) lontano dalla porta che al momento vedrebbe meglio di chiunque altro, e inserire il pur ligio Borini, che sta trovando continuità in una squadra in cui doveva essere solo un gregario, in un ruolo in cui occorre certo la volontà ma conta di più la tecnica, ha inceppato i meccanismi rossoneri.

Con la calda estate divenuta ormai un ricordo, si può dire ormai che il Milan sia stato costruito in modo confusionario e non aderente a un preciso schema tattico, o meglio non abbia avuto la capacità di essere camaleontico e di avere sostituti adatti nei ruoli chiave. Lo stesso infortunio di Conti ha ridotto in braghe di tela tutta l’impalcatura, con Montella che ha alternato Abate, Calabria e lo stesso Borini, sballottato da un ruolo all’altro, a sostituire l’ex atalantino, naturalmente con scarsi risultati. Se il Milan in futuro, un periodo che appare oscuro e totalmente enigmatico al giorno d’oggi, vorrà insistere su questo modulo che pur con Montella aveva fatto inizialmente ben sperare, dovrà mettere gli interpreti al proprio posto e magari ascoltare la filosofia gallianesca per il quale se si prende un raffreddore un cuoco è bene non sostituirlo con un oculista, ma trovare qualcuno che, seppur non stellato come lo chef titolare, sappia far gustare ugualmente piatti prelibati.

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