Il gioco manca ancora, la grinta no. L’abbraccio a fine partita, collettivo, sentito, caldo (nonostante la neve che fioccava) è la fotografia dell’effetto Gattuso su questo Milan, che fino a qualche giorno fa appariva tristemente ferito e demotivato. Una vittoria, quella di ieri sera contro il Bologna, ottenuta con i nervi, con la cattiveria – assolutamente agonistica – e non propriamente attraverso la manovra. Quello che, almeno in questo momento, volevano i tifosi. Perché a volte è proprio questo che devono fare le grandi squadre, o perlomeno quelle che ambiscono a diventarlo: gettare il cuore oltre l’ostacolo nei momenti di difficoltà.
La cura Ringhio dunque pare stia facendo il suo effetto. Già, perché una settimana fa – vedere Benevento per credere – queste partite non si sarebbero vinte. Al di là del risultato infatti si è visto finalmente una squadra con gli attributi, convinta e determinata, anche nelle piccole cose, nei gesti: il salvataggio in extremis di Montolivo su Destro, a botta sicura, e il successivo abbraccio, con tanto di ruggito, da parte di capitan Bonucci, uno che sotto la guida dell’ex numero 8 rossonero sembra aver trovato nuova energia. Jack Bonaventura che dopo la prima rete va a cercare il suo nuovo allenatore, comprendendo il particolare momento di tensione e precarietà.
E poi Cutrone. Cutrone che entra in campo nel momento di maggiore sofferenza milanista e combatte su ogni pallone; che scende a coprire, commettendo anche fallo e paradossalmente causando una situazione di pericolo, fino alla trequarti di campo rossonera pur di non consentire la discesa bolognese, mettendo a disposizione la freschezza fisica. Che arringa i tifosi ad un minuto dal termine dopo aver conquistato un insperato corner con “grinta e cuore”, parole che lui stesso ha postato sul suo profilo Instagram a fine gara. Le parole di Montolivo sono la dimostrazione: “Gattuso ci sta trasferendo grinta, mentalità di sacrificio e sicurezza: avevamo bisogno solo di questo”.