“Il Milan ai milanisti”. Quante volte abbiamo ripetuto in questi anni difficili questa frase come un mantra, come un credo, come una preghiera da recitare per esorcizzare i momenti bui. Da quel maledetto maggio del 2012, quando dopo l’addio al calcio o alla maglia rossonera di molti senatori ci siamo sempre sentiti un po’ più soli, un po’ meno al sicuro, tante volte abbiamo parlato di dna rossonero che stava via via perdendosi, che si stava sbiadendo e che era uno dei principali motivi della lenta, ma inesorabile decadenza del Diavolo. I problemi che hanno attanagliato il Milan sono stati tanti e variegati negli ultimi anni, ma non avere un’identità, un orgoglio, uno zoccolo duro tutto milanista sotto cui ripararsi quando tutto andava male, è stato uno degli schock principali.
In realtà, da quel famoso maggio 2012, la vecchia proprietà ha illuso il tifoso rossonero affidando la panchina a gente come Clarence Seedorf, prima, e Pippo Inzaghi, poi. Idoli indiscussi, bandiere impossibili da ammainare, grandi campioni del passato. Tutto ciò non è bastato per evitare di finire dentro ad un terribile vortice di negatività, critiche e fallimenti, tra una società che faceva in modo di far ricadere tutte le colpe di una scellerata gestione proprio sulla guida tecnica e un dna rossonero sempre più difficile da ritrovare. Seedorf ed Inzaghi sono stati due grandi campioni dell’ultimo Milan che ha vissuto un ciclo vincente, un ciclo storico, dell’ultimo Milan che ha fatto sognare ed innamorare milioni di tifosi in tutto il Mondo. Di quella fantastica squadra faceva parte anche Gennaro Ivan Gattuso che ne era l’anima.
A maggio scorso, dopo l’insediamento della nuova proprietà cinese e della nuova società, la mossa di chiamare Gattuso ad allenare la Primavera fu l’emblema della volontà di ridare un’anima milanista all’ambiente. Ora, quest’anima si siederà in panchina per cercare di risollevare le sorti di un Milan in crisi nonostante i tanti milioni investiti sul mercato. Un momento difficilissimo, un esonero a fine novembre dopo che l’ambiente è da tempo depresso per i risultasti che non arrivano e le tante speranze disilluse. Gattuso per molti è un traghettatore, ma questo poco importa ora. La cosa che conta al momento è solo una: il Milan deve tornare ad avere un’anima, un orgoglio, un’identità, una coesione ed uno spirito di gruppo, di squadra, deve tornare ad avere fame, ad avere gente che lotta fino all’ultima goccia di sudore per la maglia. Al di là dei risultati, c’è gente che ha bisogno di capire fino in fondo cosa significa la maglia che indossa e che deve fare di tutto per onorarla.
Chi meglio di Gattuso può infondere questi valori alla squadra? Chi meglio di Gattuso può rendere un gruppo di buoni giocatori e di nuovi acquisti, un gruppo di veri milanisti? La notizia di affidare la panchina al tecnico calabrese ha fatto storcere il naso a molti ed è stata criticata da tanti, ma il tifoso rossonero sa in cuor suo che ora può guardare verso quella panchina e riconoscersi un po’ di più, rivedere un po’ di quel sano milanismo che troppo spesso è mancato negli ultimi tempi. Perché Gattuso è molto più che un semplice allenatore di calcio preso in un momento di difficoltà. Gattuso è il tifoso del Milan fin da piccolo che vive come un sogno l’essere un calciatore rossonero, Gattuso è quello che dà tutto per la maglia e che la gente acclama come uno di loro, Gattuso è il cuore, l’anima, Gattuso è il Milan. Al di là di come andrà a finire, grazie di tutto Ringhio.
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