Era il 6 gennaio 2014 quando Bryan Cristante, all’esordio da titolare con il Milan, si presentò al popolo rossonero con un gol a San Siro all’Atalanta di Colantuono. Destro chirurgico da fuori area, palo e tris alla Dea. Le telecamere inquadrano subito il centrocampista classe ’95 e Kakà prontamente lo abbraccia. Cristante sorride e quasi non ci crede di aver segnato nella Scala del Calcio proprio come faceva al Vismara, nel settore giovanile rossonero.
Dal 24 al 4. Tre anni e mezzo dopo è cambiato il numero di maglia, qualche centimetro in più e una posizione tutta nuova campo che esalta le sue caratteristiche: il resto è acqua sotto i ponti. Indiscutibilmente talento. Sicuramente qualità, ad alti livelli. L’Atalanta sbanca San Siro e Gasperini gongola. Un Cristante così rischia di essere il nuovo crack della società bergamasca, bravissima a dare equilibrio e mentalità ad un giocatore destinato a lasciare il segno.
Sembrava difficile fare meglio dell’Ilicic visto con la Lazio, invece Gasperini stupisce tutti nelle formazioni pre-gara di Milan-Atalanta pre-vigilia e lancia l’ex rossonero come trequartista, al fianco del Papu Gomez e in supporto di Petagna. Cristante lega il gioco per tutto il primo tempo e si toglie anche il lusso di segnare al Milan: Caldara apparecchia, lui mangia. Sesto gol in campionato, nono complessivo in stagioni. Numeri alla Pogba. Anzi, alla Cristante oramai.
Impossibile cambiare il passato: Cristante al Milan portò in dote Bonaventura, manna dal cielo nelle ultime tre stagioni. Solo la consapevolezza di aver cresciuto, dopo Donnarumma, Cutrone, Calabria, Locatelli, Petagna, Felicioli e Crociata, l’ennesimo giocatore da Serie A.
This post was last modified on 25 Dicembre 2017 - 01:36