CorSport, cosa cambia tra voluntary e settlement agreement

Ormai sono entrati nel gergo calcistico di tutti i giorni: voluntary agreement e settlement agreement. Ma quali sono le differenze tra questi due tipi di accordi che una società non a posto col fair play finanziario può siglare con l’Uefa.

Oggi il Corriere dello Sport specifica chiaramente che per quanto riguarda il voluntary agreement, possono farne richiesta entro il 31 dicembre solo le società non qualificate alle coppe europee all’entrata in vigore dell’accordo oppure che hanno cambiato proprietà nell’ultimo anno (il caso del Milan). L’intesa può durare al massimo quattro anni e deve prevedere obblighi prametrati su un business plan a lungo termine. L’Uefa può concederlo solo se questo piano è basato su ipotesi ragionevoli e in presenza di garanzie precise sulla continuità d’impresa (solidità aziendale). Sono previste sanzioni solo in caso di mancato rispetto degli accordi. Va detto che finora questo tipo di intesa non è mai stata siglata con alcun club.

Diverso, invece, il discorso del settlement agreement che scatta quando l’organizzazione calcistica europea verifica il mancato rispetto di un club nei confronti dei requisiti del fair play finanziario, vale a dire perdite di 30 milioni in tre anni. In questo caso sono previste sanzioni in base all’entità del deficit. Le multe variano da importi economici a limitazioni del numero di giocatori nelle competizioni internazionali, oltre all’obbligo di abbassare gli ingaggi. Un accordo del genere è stato siglato da Inter e Roma.

Gestione cookie