Ancora una volta nella storia rossonera Verona si conferma fatale. Altra disfatta sotto l’Arena, pesante per come è maturata e per il risultato finale. Segnali di crescita che sembravano far ben sperare i tifosi rossoneri nelle ultime partite, ma anche ieri, all’ora di pranzo, il Diavolo ha dovuto soccombere sotto i colpi degli uomini di Fabio Pecchia.
Milan che emula il passo del gambero. Per ogni salto in avanti, ne fa tre indietro. Tre proprio come i goal che prende a Verona, da uno dei peggiori attacco della nostra Serie A. Un tempo la città di Giulietta e Romeo risultava fatale per i sogni scudetto, ora è fatale al Milan perché è indice di crollo e non rispetto verso la storia di questo club, sepolta, ieri, dopo la bruttissima prestazione degli uomini di Gattuso.
Lo stesso Gattuso che, dopo il suo arrivo, ha provato a rimodellare il Milan secondo il principio del “ognuno nel ruolo più congeniale alle proprie caratteristiche”. Così ha fatto con Suso e con Bonaventura: due giocatori chiave di questo Milan, come lo erano per Vincenzo Montella. Gattuso ha avuto l’umiltà di tornare al passato, parlando con i senatori della squadra, i quali criticavano le modalità con cui Montella è passato alla difesa a tre e la produttività del nuovo modulo.
Ma i risultati, nonostante le vittorie con Bologna ed Hellas in Coppa Italia, non sono mai stati troppo convincenti. Prendiamo la partita col Bologna come esempio: il Milan, in vantaggio per 2-1, ha fatto di tutto per farsi rimontare. Quando è sotto, invece, non ha la forza per riprendere in mano la partita e cade, sotto i colpi di qualsiasi squadra.
I goal presi, ieri, contro l’Hellas Verona sono indice di problemi che vanno oltre la stessa fase difensiva. E’ inaccettabile, come lo è in Terza Categoria, un calo di concentrazione su un calcio d’angolo che porta al salto delle marcature e al giusto, e sottolineo giusto, goal subito. E’ inaccettabile continuare a non reagire agli schiaffi e restare inermi davanti ad una situazione sfavorevole, bullizzati da sé stessi. Seconda e terza rete della gara di ieri sono l’esempio lampante di tutto questo.
Troppi errori individuali e troppa poca cattiveria dei singoli, vedi Romagnoli sul goal di Kean o la posizione di Leonardo Bonucci sul 3-0 di Daniel Bessa. I giocatori hanno avuto tutto ciò che chiedevano, ora devono rendersi conto di essere arrivati a toccare il fondo del barile. Sono entrati in un circolo vizioso dal quale solo loro devono uscirne, una psicosi che non dipende dagli obiettivi, anche perchè il campionato è compromesso e pertanto tutti gli obiettivi prefissati ad inizio stagione. Ora, senza pressioni, serve davvero una scossa per uscire da quel perenne stato di ansia che ha mandato il Diavolo all’inferno.