Che la stagione ’97/’98, quella del Capello-ter sulla panchina milanista, non sarebbe stata indimenticabile per il popolo rossonero, avrebbe dovuto presagirsi, già, al termine dell’imbarazzante mercato estivo condotto da Galliani e co. Scottati dall’undicesimo posto della precedente annata, gli uomini mercato di via Turati decidono, infatti, di svecchiare la rosa, rimpolpandola, però, di calciatori stranieri dalle dubbie qualità tecniche.
Tra questi “colpi ad effetto” spicca, in particolare, il nome di Steinar Nilsen, ventiseienne norvegese di Tromsø, che, insieme a Bogarde e Cardone, viene individuato per adempiere il compito (mica da niente) di non far rimpiangere i ritirati Baresi e Tassotti.
Segnalato dal connazionale Per Bredesen (calciatore rossonero degli anni ’50), Nilsen viene acquistato a novembre ’97 per la modica cifra di 2 miliardi di lire, con la certezza di poterlo girare immediatamente in prestito alla squadra satellite del Monza. Il norvegese, tuttavia, rifiuta la destinazione, preferendo rimanere per l’intera stagione al Milan, col quale, però, riuscirà a scendere in campo solo 5 volte. Nelle sporadiche apparizioni in rossonero, Steinar ha, però, il tempo di siglare, con una bomba su punizione da 25 metri, il gol del definitivo 5-0 nello storico derby di andata di Coppa Italia, prima di concludere, nella totale indifferenza, la sua esperienza meneghina.
A fine stagione viene, infatti, girato in comproprietà al Napoli, come parziale contropartita per l’acquisto di Roberto Ayala, e, qui, viene ribattezzato “Baywatch”, per il fisico scultoreo e la chioma aurea. Sotto la guida di Novellino, diviene uno dei maggiori artefici della promozione azzurra, in serie A, e, dopo un altro anno con i partenopei, decide di far ritorno a Tromsø, ove, nel 2004, appende gli scarpini al chiodo.
Dall’anno seguente intraprende la carriera di allenatore, ritornando, però, alla ribalta delle cronache solo per una rissa in un bar, in cui è coinvolto nel 2007.
This post was last modified on 6 Novembre 2017 - 20:29