Laureatosi in Giurisprudenza nel 2015, Giovanni D’Avino è giornalista pubblicista dal 2016. Praticamente nato con la passione per il giornalismo ed il calcio, soprattutto quello a tinte rossonere, nel dicembre 2012 entra a far parte di SpazioMilan.it, per il quale attualmente svolge il ruolo di Coordinatore di redazione. Da alcuni anni collabora anche con il settimanale calcistico Corriere del Pallone.
Non ho visto il primo tempo di Napoli-Milan. Non l’ho visto a causa di una gestione dei rapporti con la stampa da parte del club partenopeo che definire inadeguata per questi livelli è un eufemismo. Una situazione spiacevole e grottesca che ha permesso al sottoscritto, pur regolarmente accreditato per il match del San Paolo, di fare il suo ingresso nella tribuna stampa dell’impianto di Fuorigrotta solo pochi istanti prima del duplice fischio di Doveri, peralto al termine di insistenti tentativi per reclamare un diritto sacrosanto. Non ho visto il primo tempo di Napoli-Milan, dicevamo, e forse è stato meglio così.
Le cronache all’ombra del Vesuvio hanno raccontato infatti di un Milan che, al netto di un’occasione per Suso ben liberato da Kalinic ma murato da Reina, hanno visto gli uomini di Sarri correre a velocità doppia rispetto ai rossoneri, mettendo in mostra una straordinaria capacità di occupare gli spazi mentre di contro il Milan ha bissato quanto fatto due settimane fa in Europa League in casa dell’AEK Atene: un intero primo tempo senza letteralmente toccare il pallone nell’area avversaria. Cose mai viste sulla sponda rossonera del Naviglio: colpa, inutile negarlo, soprattutto dell’ennesima formazione cervellotica messa in campo da Vincenzo Montella. Una sorta di 4-4-1-1 con Borini (che di mestiere fa l’attaccante) e Romagnoli (un centrale) messi a fare i terzini contro i due esterni più forti del campionato ed un mediano come Locatelli in un’improbabile posizione di trequartista dietro Kalinic.
La ripresa, pur condizionata dalla sciagura del cambio forzato di Suso, ha visto quantomeno Bonucci e company mettere in campo un barlume di coraggio, prendendo il pallino del gioco in mano e dominando nel possesso palla (non da tutti in casa della capolista). Quindi sono arrivate tante occasioni, direbbe qualcuno? No, perché paradossalmente quando ha provato a fare la partita, complice un Napoli calato vistosamente, il Milan ha messo ancora più in evidenza tutti i limiti oggettivi che si trascina dietro da un paio di mesi a questa parte. I rossoneri non sono “squadra”, ci mettono anche tutta la buona volontà, ma sono messi in campo in modo enigmatico, e forse è per questo che praticamente sempre la prima frazione di gioco serve ai giocatori solo per capire come disporsi in campo. In altre parole l’impressione è stata che chi ha il pallone tra i piedi non sappia poi realmente cosa farne. Di conseguenza, non segniamo mai ed anzi incappiamo nella sesta sconfitta su tredici partite di campionato, tutte arrivate contro le sei squadre che ci precedono in classifica 4 gol fatti e 15 subiti, -16 dal Napoli capolista). Mai nella storia della Serie A a girone unico il Milan non aveva raccolto nemmeno un punto nelle sfide d’andata contro Inter, Juventus, Roma e Napoli. Chi avrebbe potuto soltanto lontanamente immaginarlo solo tre mesi – e 240 milioni – orsono?
Twitter: @Juan__DAv