L’edizione odierna del Corriere dello Sport ha intervistato Vincenzo Riccio, ex compagno di squadra di Vincenzo Montella a Castello di Cisterna, quando i due militavano nei Giovanissimi: “Vincenzo era un fenomeno o, se preferite, un predestinato. Adesso che è Vincenzo Montella, un’autorità prima dell’area di rigore e poi della panchina, è rimasto tale e quale, umile e affettuoso. Io, poi, finii con Papa, che partì con noi per Empoli, all’Avellino, mentre Montella rimase in Toscana. In ogni caso, ci sentiamo spesso e, quando viene qua, nonostante il suo arrivo finisca per scatenare una processione da Padre Pio, perché chiunque vuole salutarlo, c’è sempre lo spazio per ritrovarsi, per bere un caffè, per parlare di noi, lasciando da parte il calcio. Io, lui, Mimmo Alaia, Aldo Papa e, quando può, anche Nicola Caccia, che, però, è il più vecchio. Quest’ultimo era infatti un allievo, mentre noi eravamo giovanissimi. Tutti noi volevamo fare il calciatore e lui, pensate, pensava di poter diventare portiere. Poi, Michele Albarella, il nostro allenatore, gli spiegò che, con quel fisico, gli sarebbe convenuto stare in area di rigore. E cominciò subito a fare cose mai viste”.