Matri e il calcio si incrociano a seguito di un incidente in bicicletta: l’attaccante prima di calciare un pallone, poggiava i piedi sui pedali. Correva per il “Pedale Graffignanino” e prometteva pure bene. Fin quando una rovinosa caduta gli fece cambiare idea e preferire una sfera a una bici. Non se la cavava male neanche a calcio e così, per anni, Matri è stata una sorta di rimpianto in casa rossonera. Lasciato andare via troppo in fretta nel 2004, dove era sceso in campo soltanto in una occasione (Piacenza-Milan 4-2, inutile partita di fine stagione in campionato, tre giorni prima della finalissima di Manchester), Matri esplose al Cagliari dove mise a segno trentasei reti in centoventiquattro partite. Conte lo volle così per la sua Juventus e fu un gregario molto importante per gli scudetti del tecnico pugliese. E qui, come in “Psycho”, Matri scosta la tenda della doccia dov’è nascosto il secondo titolo consecutivo del Milan attendandolo con un coltello dalla lama affilata: il 25 febbraio del 2012, oltre all’imperituro fattaccio del gol di Muntari non convalidato, c’è da ricordare anche il pareggio a firma proprio sua nello scontro diretto tra Milan e Juventus, con quest’ultima che finirà per scavalcare i rossoneri e vincere lo scudetto. Allegri lo avrà nell’estate 2013 per undici milioni, un prezzo ritenuto folle ancora oggi da gran parte della tifoseria. Anche perché il giocatore ammirato a Cagliari era praticamente scomparso: andrà a segno soltanto una volta.
Con il Sassuolo Matri ha già segnato nove reti e pare aver trovato l’ideale dimensione per quest’ultimo scorcio di carriera. Il Milan si augura che domenica sera la sua ex promessa non estragga di nuovo il coltello per colpire il suo passato.
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