Laureatosi in Giurisprudenza nel 2015, Giovanni D’Avino è giornalista pubblicista dal 2016. Praticamente nato con la passione per il giornalismo ed il calcio, soprattutto quello a tinte rossonere, nel dicembre 2012 entra a far parte di SpazioMilan.it, per il quale attualmente svolge il ruolo di Coordinatore di redazione. Da alcuni anni collabora anche con il settimanale calcistico Corriere del Pallone.
“La nostra non è stata una brutta partita, soprattutto nel secondo tempo l’abbiamo giocata bene. Ho visto cose positive”, ha detto al termine della gara di giovedì contro l’AEK Atene. Leggendo queste parole, chi non ha visto la partita potrebbe pensare che in Grecia il Milan abbia vinto: e invece no, è arrivato un noiosissimo 0-0 al termine di una partita francamente da far cadere le braccia, con un solo tiro in porta in novanta minuti. Ancora: “L’attacco nelle ultime due partite è in crisi, ma solo numericamente”. Falso. In sei delle ultime nove tra campionato ed Europa League, infatti, i rossoneri sono rimasti a secco di gol. Altro che “crisi delle ultime due partite”. “Ti sei annoiato? Allora non venire più a vederci”, ha addirittura risposto ad un tifoso che esprimeva un incontrovertibile dato di fatto dopo il penoso pianto greco dello Spyros Louis. Sono solo alcuni esempi, ma per dire cosa? Che Vincenzo Montella, suo malgrado, è completamente in bambola.
Al netto degli evidenti demeriti tattici – ad ottobre il Milan è già a dodici punti dal dichiarato obiettivo del quarto posto e da tre partite (mettiamoci anche la vittoria nel recupero col Rijeka) stenta in Europa League – l’ambiente milanista, società in primis, non può restare indifferente a delle dichiarazioni che evidentemente non hanno alcun riscontro nella realtà. “Preferirei che si guardasse la prestazione piuttosto che i risultati negativi di questo periodo”, ha detto ieri alla vigilia del match di questa sera contro il Sassuolo. E no, caro Vincenzo: in primo luogo perchè sono i risultati quelli che hanno valore e che ti portano a raggiungere gli obiettivi. E poi perchè, se vogliamo dirla tutta, nemmeno alle prestazioni ci si può appigliare: del resto, può capitare una-due volte di giocar bene e non vincere. Dopodiché, se il risultato non ti arride è perchè evidentemente la prova fornita non è stata all’altezza. I fatti dicono che, al netto di qualche sporadica e potenziale buona idea tattica, il campo ci consegna costantemente una squadra confusa, che non sa di preciso cosa deve fare nell’arco dei novanta minuti e che alla prima difficoltà si squaglia come neve al sole. Quando in rosa non hai i fenomeni del Real Madrid, del Barça o del PSG, è l’allenatore colui che deve loro dare la sterzata: il nostro, di contro, sorride e vivacchia, vivacchia e sorride.
Chi scrive sa bene che esonerare un tecnico, a maggior ragione ai primi di novembre, può essere sbagliato e finanche controproducente e allora che si dia a Montella un’altra chance, ma giocoforza non può che essere l’ultima: siamo al punto di non ritorno e, considerato che davanti corrono come delle forsennate, il Milan non può più sbagliare. L’Aeroplanino deve meritarsi la panchina del Milan partita dopo partita e da qui a Natale non può più fallire: al primo errore – che sia una sconfitta contro le big o una mancata vittoria contro le piccole – è giusto salutarsi. A quel punto, la soluzione-Gattuso è la più plausibile: non ci convince appieno, è inutile negarlo, anche perchè il rischio di bruciare l’ennesima bandiera rossonera è altissimo. Quantomeno, però, con Ringhio in panchina, gli occhi della tigre, quelli che Montella tanto per cambiare afferma di vedere nei suoi (ma dove?), costituiranno l’ultimo dei problemi.
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