È tutt’altro che gratificante oggi allenare il Milan. Pressione, aspettativa e necessità di far bene nell’immediato, son fattori che stanno schiacciando pian piano ma inesorabilmente Montella in queste settimane.
Ha iniziato in agosto con 4 difensori. Ha subito virato sulla difesa a 3. Ha osato presto con le due punte di ruolo, salvo provare anche il 3-5-1-1. Ieri sera abbiamo visto 60 minuti di modulo ibrido, 3-5-2 in fase di possesso e 4-4-2 senza palla. Risultato: Rodriguez da centrale sinistro bloccato in una posizione non sua, Suso insolitamente egoista da mezzala destra, Jack a tratti avulso da esterno a 5 sulla mancina, con Cahlanoglu peggiore in campo da interno in mediana.
C’è stato spazio anche per un 4-3-3 con Borini nel finale. Insomma un autentico meltin pot che certifica la confusione tattica che si traduce in mancanza di convinzione nella testa e nelle gambe dei Ragazzi. Con quell’alone di sfiga che ci portiamo in giro per il campo che si autoalimenta ad ogni rimpallo perso, occasione rocambolesca concessa o chance sotto porta non finalizzata.
Mancano certezze tattiche è evidente ed è un limite dell’allenatore. Ma c’è anche poca attitudine dei giocatori e questo complica di molto l’assunto. Le prossime quattro partite (Genoa, Chievo, Juve, Sassuolo) rappresentano i 360 minuti dove si decide la stagione. Fallimento del gruppo nel suo complesso o rilancio. Non esistono vie di mezzo.
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