Il talento che non ti aspetti. Sbarcato a Milano con un carico di speranze da Liverpool, sponda Everton, Gerard Deulofeu è stato il lumicino acceso nella stanza buia del Milan della scorsa stagione. Come un figlioletto che viene adottato, si è affezionato alla sua nuova famiglia proprio nel momento in cui i genitori naturali ne hanno chiesto il ritorno alla base. Questo è accaduto quando il Barcellona ha esercitato l’ormai celebre diritto di “recompra” che ha rimesso Gerard al suo posto, ossia al Camp Nou.
Ci sono giocatori coi quali San Siro entra in empatia per un nonnulla: mi viene in mente Yepes, le quali prestazioni, tutte in un ristretto lasso di tempo e di livello eccelso, lo fecero addirittura divenire quasi un idolo delle curve. O a Nocerino, che non c’entrava nulla con la storia del Milan, che era ormai divenuto mister X per i mass-mediologi del calciomercato e che, con una manciata di presenze e gol, ma soprattutto con tanto attaccamento alla maglia (favorito anche da un superlativo Ibrahimovic che lo mandava sovente in porta), si era ritrovato fuori da Milanello a cantare quel coro coi tifosi, saltellando, prima di una partita di Coppa contro il Barcellona, in un momento dunque in cui serviva la massima carica della gente alla squadra.
Deulofeu è stato uno di loro. In poche partite ha acceso la luce, è emerso in un Milan certamente con poca qualità, ma si è ritagliato lo spazio e la stima di allenatore e tifosi. Meno sanguigno, più risoluto, ma spesso decisivo. Non se ne sarebbe mai voluto andare, ma questo è il mercato, baby.
Adesso, il Barcellona fissa il prezzo per chi lo vuole (o lo rivuole, in questo caso): 20 milioni. La porta d’ingresso di Milanello si aprirebbe solo in caso di 4-3-3, ma visti i mille rompicapo tattici ancora da sciogliere, è meglio prima fare chiarezza e mettere ogni pedina al suo posto. E poi magari pensare, già per gennaio, a riprendersi quel lumicino: il Milan ha ancora bisogno di rischiarare quella stanza buia.