Jesus Suso, come suggerisce il nome, è uno e trino, perché nella sua carriera al Milan ha dimostrato di saper cambiare più di una volta ruolo e modulo.
Appena arrivato in rossonero, l’allora sconosciuto ventenne di Cadice, che il Liverpool aveva lasciato andare a 0 senza troppi rimpianti, fu lanciato da Inzaghi, nel finale di un Milan-Lazio di Coppa Italia (poi perso dai rossoneri) al posto di Albertazzi. In quell’occasione lo spagnolo si ritrovò a dover ripiegare spesso sino alla linea dei difensori, ricoprendo, di fatto, il ruolo di terzino sinistro.
Non andò granché meglio la sua esperienza milanista sotto la guida di Sinisa Mihailovic. Il serbo, dopo aver rinunciato immediatamente a schierarlo come requartista, lo relegò ben presto alla panchina, ritenendolo il sostituto del giapponese Honda.
D’altra parte che Suso non ami giocare dietro le punte non è, certo, un mistero, avendolo ribadito anche a Montella che, incalzato da Berlusconi, tentò questo esperimento con risultati non appaganti. L’allenatore campano, però, osservata la crescita di Suso a Genova, in cui in 19 incontri ha realizzato 6 reti (di cui 3 alla Samp allora allenata proprio da Montella), ha deciso di puntare su di lui, rendendolo un perno undici titolare del Milan e ottenendo, in cambio, prestazioni sensazionali.
Con il passaggio di proprietà e il cambio di modulo, come riporta l’edizione odierna Corriere dello Sport, pareva che Suso fosse destinato a lasciare Milanello, ma Montella non ha inteso rinunciarci. Ecco, allora, che lo ha provato alle spalle di Kalinic o da mezz’ala, con risultati non ancora esaltanti ma che evidenziano ampi margini di miglioramento. Ciononostante l’esterno di Cadice ha già sfornato 3 goal e 4 assist in questo inizio di stagione, guadagnandosi un rinnovo di contratto da 3 milioni più bonus sino al 2022.
D’altra parte non è da tutti passare, in poco tempo, da una valutazione di 200.000 euro a una di più di 20 milioni.