I l Rijeka è pronto a vivere una serata indimenticabile, giocare contro il Milan sarà il momento clou della carriera per molti giocatori che giocano nella città conosciuta anche come Fiume. La rosa ha un valore stimato sui 23 milionidi euro (il Milan è oltre 300) e c’è qualcuno che ha già avuto un esperienza in Serie A: il ghanese Acosty è stato per tre anni assieme a Montolivo nella Fiorentina, il difensore Elez divideva lo spogliatoio alla Lazio con Biglia. Nell’Hajduk di Spalato, Males e Bradaric giocavano con Nikola Kalinic. Chiude Vesovic, che con il Torino di Ventura nel 2014 giocò anche a San Siro.
Nella rosa del Rijeka c’è Filip Bradaric, l’unico nel giro della nazionale croata, addirittura si dichiara tifoso rossonero dall’infanzia, ma Matjaz Kek, allenatore 56enne, spera che il rispetto non sia troppo. Kek è al Rijeka dal 2013: la squadra era ha pezzi, sull’orlo della retrocessione, ma con lui a maggio 2017 è arrivata la prima storica vittoria in campionato. Il Rijeka ha fermato la dominazione della Dinamo Zagabria, che da 11 anni vinceva il titolo. Kek del resto non è nuovo alle imprese: da c.t. della Slovenia nel 2009 eliminò clamorosamente la Russia nello spareggio per il Mondiale 2010, giocato davanti a Vladimir Putin. È un allenatore meticoloso, ossessionato da disciplina tattica, schemi e automatismi. La sua squadra gioca praticamente a memoria, nonostante tante cessioni dei migliori giocatori all’estero.
L’arma migliore del Rijeka, più delle individualità è il collettivo. Nel 4-2-3-1 di Kek, i croati si difendono con 10 giocatori dietro la linea della palla e attaccano con 6/7 uomini. Niente che, sulla carta, possa impensierire il Milan, ma è giusto fare attenzione. Il Rijeka in Italia potrebbe ambire a una medio-bassa classifica in Serie A, però si è dimostrata all’altezza dell’Olympiacos campione di Grecia e ha eliminato il Red Bull Salisburgo. Non male.
This post was last modified on 27 Settembre 2017 - 10:36