La città di Vienna è una delle culle del patrimonio storico-culturale europeo. Negli anni trenta, nei caffè di questa splendida città, si discuteva non solo di musica classica, ma anche di calcio. E il calcio, a Vienna, scrive La Gazzetta dello Sport, aveva un nome e un cognome: Matthias Sindelar.
Era il Mozart del calcio, Sindelar, l’artista della finta. Soprannominato Cartavelina a causa del suo fisico gracile, nel 1933 trascinò l’Austria Vienna alla conquista della Mitropa Cup; una sua tripletta nella finale di ritorno permise alla sua squadra di ribaltare il risultato dell’andata e di battere l’Ambrosiana Inter.
La sua storia continuò con risvolti tragici: nel 1938, l’Austria fu annessa alla Germania nazista; le due nazionali giocarono l’ultima amichevole da “separate” al Prater e l’Austria vinse due a zero grazie ai gol di Sindelar e Sesta. Cartavelina, in quei giorni, disse no al saluto nazista e no a far parte della nazionale tedesca per disputare il Mondiale del 1938. Fu trovato morto nel 1939, ufficialmente a causa del monossido di carbonio prodotto dalla stufa. Il suo necrologio, scritto da Alfred Polgar è strappa lacrime: “Vivere e giocare a football in una città tormentata, distrutta e oppressa, avrebbe significato tradire Vienna. Ma come si può giocare a calcio così? E come si può vivere, quando la vita senza il calcio è niente?“
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