Tre punti, una reazione d’orgoglio e Cutrone. Non c’è molto da salvare nella seconda serata europea del Milan di Montella, se non il risultato finale e l’ennesimo exploit della più bella sorpresa di questo inizio di stagione. Perché tra il 2-0 firmato André Silva-Musacchio sino al lampo al 94′ di bomber Patrick, valso il 3-2 finale, sono suonati altri inquietanti campanelli d’allarme, contro un Rijeka sicuramente dignitoso e grintoso, ma modesto nei valori tecnici. Alla vigilia erano attesi miglioramenti nel gioco e nella tenuta difensiva, soprattutto grazie al trio titolare Musacchio-Bonucci-Romagnoli: non è arrivato niente di tutto questo. E il blackout degli ultimi dieci minuti, a un passo dal costare una vittoria già in banca, invita a importanti riflessioni.
La partita è andata come nelle previsioni: al Milan il pallino del gioco e la volontà di creare occasioni, in verità senza riuscirci granché, con il Rijeka desideroso di impostare una gara fisica e accorta nella speranza di difendersi e ripartire. I rossoneri non riescono a sbloccarsi nei meccanismi di gioco, poco fluidi e inefficaci, ma sbloccano la gara con una giocata di André Silva: scatto in profondità, rientro sul destro e cannonata sul palo lontano da gran centravanti. Quindi il raddoppio su calcio piazzato, con Musacchio che ribadisce in rete due deviazioni rossonere. Ma poi si stacca la spina. Il Milan esce dalla partita, concede un gol evitabile e subisce anche un beffardo 2-2 su ingenuità di Romagnoli (uno dei tanti errori di singoli della serata) prima del 94′, con il cuore di bomber Cutrone, che piazza la zampata giusta e regala al Milan tre punti e una reazione d’oro.
Vincere al fotofinish, a maggior ragione dopo aver subito una rimonta di due reti, è sempre sintomo di orgoglio e carattere. E il Milan di Montella, rappresentato nella serata di San Siro dalla rabbia agonistica di Cutrone, ha dimostrato di averne già l’anno scorso, quando riprese tante partite complicate. Ma i pochi passi avanti nel gioco e soprattutto nell’equilibrio di squadra e nella fase difensiva turbano. È vero: serve di tempo per conoscersi e per prendersi le misure, a maggior ragione non potendo mai lavorare in settimana, ma la mancanza cronica di attenzione e concentrazione non è accettabile. E oltre agli automatismi di reparto, preoccupano gli errori e le disattenzioni di uomini di qualità (su tutti Bonucci e Romagnoli) e la scarica mentale della squadra, sottotono e poco in partita. Oggi come all’indomani di Samp-Milan, è il gruppo a dover dare una risposta mentale prima che tecnica, ad iniziare dal capitano: questo 3-2 last minute può servire come scossa, ma la chiave per svoltare sarebbe vincere e convincere in un big match. Sbloccato di “testa”, questo Milan farà molto meglio di così.