Milan-Craiova era diventato più di una semplice turno preliminare di Europa League. Tra la frenetica corsa al biglietto e il pienone previsto a San Siro, il ritorno di coppa svestiva i contorni della sgambata agostana e assumeva i crismi di un festa rossonera, in cui l’orgoglio casciavit sarebbe tornato a mostrarsi fiero dopo anni di vacche magre e di pruriti verso la vecchia proprietà, oltre che rappresentare un attestato di fiducia verso la squadra e un metaforico taglio del nastro del nuovo corso cinese, nel giorno del ritorno al Meazza dell’Europa. E così è stato: il Diavolo ha vinto e convinto, dominato e divertito, emozionando il proprio pubblico e consegnando alla storia una serata bella oltre ogni più rosea aspettativa, con un San Siro da brividi cornice perfetta per la “cerimonia d’apertura” del Milan erede di quello di Berlusconi.
Fassone lo ha confessato nel post partita: in una serata così ricca di emozioni extra campo, con quasi 70 mila milanisti indomiti e trascinanti, la gara passa quasi in secondo piano. Eppure, oltre alla straordinaria risposta del pubblico (e alla scintilla già scoccata tra i ragazzi in campo e i tifosi sugli spalti), è proprio dalla partita che arrivano segnali incoraggianti e positivi. Perché il Milan, nonostante la rivoluzione del mercato e le assenze di Bonucci, di Biglia e della nuova punta, destinati a diventare la nostra spina dorsale, ha già mostrato sostanziali segnali di squadra. Montella è ripartito dove aveva fermato i lavori due mesi e mezzo fa: non un modulo rigido, ma principi di gioco chiari ed efficaci, fluidi nell’interpretazione dei singoli e messi in pratica con tecnica e convinzione. E se la qualità della “stoffa” migliora, il sarto può confezionare abiti di categoria superiore: in attesa di inserire i campioni, sostituiti egregiamente da una spina dorsale fatta dai ragazzi del ’98-’99 Gigio-Loca-Cutro, si è (ri)vista la mano sapiente dell’Aeroplanino in parecchie situazioni come l’uscita della palla, lo sviluppo della manovra e l’attacco alla porta, in cui sono state messi in atto meccanismi già visti e novità interessanti.
È chiaro che il Craiova non sia stato l’avversario più ostico e temibile che si potesse incontrare, nonostante la buona organizzazione tattica data da Mangia e la bella gamba mostrata nella gara di andata. E la carica orgasmica di San Siro, il classico “dodicesimo uomo”, ha indirizzato il match sin dal 1′ su binari favorevoli, trascinando i nostri ragazzi verso una vittoria mai in discussione. Ma oltre alle emozioni della serata, c’è tanto altro che fa ben sperare per il futuro. Primo: l’empatia già ritrovata tra Gigio e lo stadio, fondamentale perché il “99” sia sereno e pari al top (la sua fenomenalità, invece, non è una notizia da anni). Secondo: lo straordinario inserimento e la risposta in personalità dei nuovi Musacchio, Rodriguez, Conti e Kessie, esaltati e non schiacciati dalla pressione di un San Siro stracolmo. Terzo: la mano del mister nel gioco e soprattutto nella mentalità – vincente – mostrata dai giocatori, determinati, concentrati e “cattivi” dall’inizio alla fine. È solo agosto, ma questi sono prodromi di grande Milan.