Niang sì o no? L’attaccante francese, come sempre da quando è sbarcato a Milanello, è al centro del solito e immancabile tormentone di mercato. Anche quest’estate, infatti, già a giugno, il destino del ragazzo transalpino pareva segnato, con una partenza certa destinazione Premier (sponda Everton), Torino o Fiorentina, salvo, poi, dopo qualche match estivo, far ricredere tutti, allenatore compreso.
Le prestazioni deludenti fornite contro il Lugano – con annesse bordate di fischi da parte di un pubblico non certo amichevole – e il Borussia Dortmund parevano rappresentare l’epilogo dell’esperienza rossonera per il giovane M’Baye, che, tuttavia, con un prestazione sontuosa con il Bayern Monaco e 90′ minuti di sacrificio e abnegazione nell’incontro con il CSU Craiova, nel quale spesso ha ripiegato sino al vertice della propria area, ha sparigliato le carte in tavola.
Già al ritorno dalla Cina, come riporta l’edizione odierna della Gazzetta dello Sport, Montella e Fassone avevano ammesso il gradimento per il giocatore, ribadendo, ancora una volta, come tutto fosse nelle sue mani (e nei suoi piedi). Il ragazzo è, infatti, il classico talento irrequieto che stuzzica la fantasia degli allenatori, che immaginano di poterlo domare e indirizzare sulla retta via, salvo poi riuscirci in rari casi. Montella, già all’inizio della sua avventura milanista, aveva dichiarato che, proprio, il francese rappresentava la sfida per lui più intrigante , in quanto lo riteneva un calciatore di valore che, sino a quel momento, aveva dimostrato molto meno delle sue reali potenzialità. Ad oggi, la musica non pare cambiata di molto.
Il rischio c’è e le parti in causa lo conoscono bene. Niang è dotato di un talento indiscutibile ma incostante, gioca mezza stagione da fuoriclasse e l’altra metà da desaparecido: è successo nel primo vero anno di Milan, quando solo Gasperini riuscì a tirarlo a lucido a Genova, e si è ripetuto nelle gestioni Mihajlovic (a causa, anche, di un grave infortunio che ne ha condizionato il rendimento) e Montella, costretto, infatti, a mandarlo in prestito al Watford. Il mister campano sa di avere un uomo in grado di ricoprire bene tutte le tre posizioni d’attacco, ma deve valutare se val la pena correre il rischio dell’instabilità e della discontinuità di rendimento. Di certo un miglioramento nella sua attività social c’è stato, dai tuffi dal tetto di una villa ora al massimo prende il sole in barca.
Che sia l’anno della consacrazione definitiva?