“Il business plan da Superman di Yonghong Li per il Milan. E’ ambizioso, forse troppo, il piano industriale presentato dall’uomo d’affari cinese Mr Li per la crescita dei ricavi e della redditività del club rossonero nei prossimi 5 anni. Lo stesso che è stato presentato all’Uefa e “rimandato” a ottobre dal Governo del calcio europeo per verificare se sia (o meno) realistico”, inizia Carlo Festa dal suo blog su Il Sole 24 Ore.
“Quello che più impressiona sono i numeri di espansione sul mercato cinese. Ma colpisce anche uno dei punti cruciali del piano industriale: cioè la volontà di un progressivo miglioramento nella graduatoria dei primi club della Serie A italiana, con la qualificazione alla Champions League, con la precisazione però che il primo posto in campionato è prefissato soltanto in 5 anni, cioè nella stagione 2021-2022. Sul fronte dei numeri i ricavi totali dovrebbero salire dai 206,3 milioni della stagione 2015/2016 e 196,2 milioni della stagione 2016/2017 ai 273 milioni di fine 2018, per balzare a 426,2 milioni a fine 2019, a 447,5 milioni nel 2020, a 486,1 milioni nel 2021 per concludere a 524 milioni nella stagione 2021/2022 più che raddoppiando quindi il fatturato rispetto all’attuale. Il vero volano sarà la crescita del mercato cinese, dove è in costituzione la newco Milan China. Già nella prossima stagione ci dovrebbero essere, secondo il business plan, circa 90 milioni di euro in più. Nel 2018/2019 il giro d’affari tra la Grande Muraglia passerà a 183 milioni, a fine 2020 a 196 milioni, a fine 2021 a 213,5 milioni, nel 2021/2022 a 225 milioni”, scrive Festa.
“Insomma, numeri assai ambiziosi, che la stessa Uefa ha ritenuto da verificare nei prossimi mesi, per capire se siano realistici o meno. L’esame della situazione contabile del Milan, il primo club a chiedere il voluntary agreement, per rientrare spontaneamente nei parametri del fair-play finanziario, è infatti stata rinviata a ottobre. Il club rossonero ha ritirato la propria iniziale richiesta per un voluntary agreement ma, allo stesso tempo, ne ha formalmente presentata una nuova, come consentito dal regolamento del fair-play finanziario, in caso di cambio di proprietà. In particolare, l’Uefa avrebbe chiesto al Milan chiarimenti sulla struttura proprietaria e proprio sulle prospettive di ricavi sul mercato cinese. Per quanto riguarda le altre fonti di ricavi sembrano più realistiche: le entrate da broadcasting (esclusi i diritti Uefa) dovrebbero passare dai 98 milioni del 2016/2017 ai 107 milioni di fine 2022. Le entrate da sponsor dovrebbero salire dai 76 milioni del 2017 agli 84 milioni del 2022. Quelle da stadio dai 22 milioni del 2017 ai 40 milioni del 2022. Infine le entrate Uefa dovrebbero passare dai 46 milioni della stagione 2018/2019, quando è previsto il ritorno in Champions League, ai 68 milioni della stagione 2021/2022″, prosegue Festa.
“Sul fronte dei costi, ferma restando la stabilità di spese come le Accademie di calcio oppure quelle da stadio, le uscite più rilevanti riguardano quelle del personale (che passeranno da 142 milioni a 252 milioni) e quelle da sostenere per il mercato cinese (che cresceranno da 40 milioni a 89 milioni). Importante la crescita della marginalità nel business plan: con l’Ebitda (post diritti sui giocatori) che dovrebbe raggiungere gli oltre 127 milioni nella stagione 2021/2022. Insomma, numeri assai ambiziosi che ora Yonghong Li e l’amministratore delegato Marco Fassone dovranno dimostrare di essere credibili”, conclude Festa.