Il centrocampista e capitano del Milan, Riccardo Montolivo, ha rilasciato una lunga intervista all’edizione odierna de Il Corriere dello Sport, trattando tantissimi temi, tra cui la sua carriera, dall’inizio al diventare capitano dei rossonero: “Ho sempre tifato Milan, mio padre è milanista da sempre, tifoso di Rivera e mi raccontava spesso della sua autorevolezza. Da ragazzo ho sempre giocato da mezzala, poi con l’Atalanta ho fatto il trequartista ma non è un ruolo nelle mie corde. Il regista invece deve tessere le fila della squadra. Mi sono ispirato a Gerrard per la sua completezza, ma ho avuto anche la fortuna di giocare spesso in Nazionale con De Rossi e Pirlo”.
Ma cosa significa per Montolivo essere capitano del Milan: “Significa essere un punto di riferimento per tutti, avere una responsabilità maggiore e l’obbligo di non sbagliare ne’ fuori ne’ dentro al campo. Deve essere una guida, avere una parola di conforto per più giovani e assumersi le responsabilità nei momenti difficili, prendersi anche colpe non proprie. Sono più oneri che onori ma è bello essere capitano, è una prova della fiducia della squadra. Io malinconico in campo? No, cerco di restare calmo e lucido, esce spesso fuori la freddezza del mio carattere”.
Questa stagione è stata molto sfortunata per il nativo di Caravaggio, che ha subito un brutto infortunio: “Nella seconda parte della mia carriera sono stato poco fortunato,ho subito due infortuni gravissimi. Il pensiero è sempre lo stesso, se riuscirò a tornare come prima, a reagire bene, a giocare ad alti livelli. Il periodo della riabilitazione è durissimo, devi sacrificare il tuo tempo e il rientro sembra lontanissimo. Gli insulti social? Purtroppo il fenomeno è incontrollabile, le frasi negative in rete hanno molto più seguito. Non mi hanno provocato dolore, ma tristezza per chi si esalta a criticare così aspramente uno sportivo”.
Montolivo è il capitano di un Milan in qualche modo “storico”, che ha vissuto il passaggio da Berlusconi alla nuova proprietà cinese: “Dei cinesi è difficile parlare, sono arrivati da poco e credo arriveranno vari cambiamenti, staremo a vedere. L’era Berlusconi l’ho vissuta solo nella sua coda, in un momento piuttosto difficile. Ma si è sempre sentita l’aria familiare, la società mi è stata vicina durante i miei infortuni. Mi sono sentito sempre in famiglia qui al Milan. I giovani? Punterei su Manuel Locatelli, ha grandi doti tecniche e umane, una splendida famiglia alle sue spalle”
This post was last modified on 27 Maggio 2017 - 11:39