In questi giorni si fa un gran parlare e c’è un grande fermento attorno al mercato del Milan che si preannuncia scoppiettante e pieno di sorprese. L’arrivo di Musacchio, le trattative ben avviate per Kessié e Ricardo Rodriguez, le voci sempre più insistenti che vorrebbero un paio di top player in rossonero e i tifosi che lanciano un hashtag sui social per convincere la dirigenza nel provare a comprare Andrea Belotti. Manca ancora oltre un mese e mezzo all’apertura ufficiale del calciomercato, ma tra qualche settimana, con la chiusura della stagione ufficiale, ci saranno sicuramente già i primi annunci. L’estate del Milan sarà diversa rispetto alle ultime e una dirigenza con voglia di lavorare e migliorare, proverà a fare una squadra competitiva. La domanda principale, però, resta sempre la stessa. Da cosa dovrà ripartire?
Sembra ormai quasi scontato che il primo punto fermo e di continuità tra il vecchio ed il nuovo Milan è Vincenzo Montella. L’allenatore rossonero sembra essere stato scelto anche dalla nuova dirigenza come il timoniere della prossima squadra. E menomale aggiungerei io. Sarebbe sbagliato ricominciare da zero, ripartire da un nuovo tecnico che porti le sue nuove idee e non abbia ancora cominciato il lavoro. Poi, se le alternative possibili portano il nome di Roberto Mancini, che Dio ce ne scampi. Montella ha fatto un ottimo lavoro, ha vinto una Supercoppa Italiana (battendola anche in Campionato) contro una squadra che si avvia a vincere tutto quello che si può vincere e ha dato, per gran parte della stagione, un’identità, un carattere ed una personalità alla squadra.
L’ultimo mese di campionato, purtroppo, sta un po’ coprendo molti meriti acquisiti per gran parte della stagione. Dopo il gol di Zapata all’ultimo respiro che ha regalato il pareggio al Milan nel derby, infatti, è arrivato solo un punto tra Empoli, Crotone e Roma e la squadra sembra essersi sciolta, sia nel gioco che nel carattere. Questa sera a Bergamo il Milan potrebbe rinunciare definitivamente alla qualificazione diretta in Europa League e dovrà sperare solo nelle disgrazie altrui per accedere almeno a due turni di fastidiosissimi preliminari che potrebbero portarlo nell’Europa dei poveri. Ma, tant’è. Di questi tempi è meglio non essere schizzinosi e, se Montella riuscirà a centrare un obiettivo che manca da quattro stagioni ormai, avrà completato il suo ottimo lavoro. Il Milan è crollato proprio sul più bello e ha perso quello spirito, quella compattezza e quel carattere che gli avevano permesso di andare oltre ad evidenti limiti tecnici per gran parte della stagione.
Diciannove punti in meno rispetto al girone d’andata sono tantissimi, ma gli alibi non mancano. La rosa è modesta e la vecchia società ha lasciato in eredità giocatori (quasi tutti) dal bassissimo livello tecnico. Se poi a questa squadra togli per tante giornate Romagnoli, Abate, Bonaventura, con un Suso che ha finito la benzina ed un Bacca già con un piede e mezzo lontano da Milano, la frittata è fatta. Di miracoli ne sono già stati fatti e in abbondanza, ma resta il mistero di una stagione che ha seguito un leitmotiv intrigante ed interessante durante il caos e l’anarchia societaria più totale e, invece, ne sta seguendo un altro molto meno affascinante non appena si sono risolte le beghe societarie. Forse qualcuno non si sente più sicuro del posto ed altri pensano già alla prossima stagione, ma alcune figuracce potevano essere evitate. Sperando in un’inversione di tendenza nelle ultime tre giornate, è meglio guardare con ottimismo al futuro prossimo e pensare che il fondo ormai è stato toccato più volte nel recente passato ed ora si può solo risalire.