“Sei sempre lì, canticchiando nella mia mente, per dare voce a cose che non dovrei dimenticare”. Sono passati 10 anni, 5 trofei, 7 allenatori, decine di giocatori, ma quella calda sera di Atene chi se la scorda più? La punizione di Pirlo, la schiena di Pippo, poi ancora lui, la bandierina piegata in due, l’abbraccio con Kakà, il mal di pancia di Nesta, il triplice fischio, l’estasi, la croce su Istanbul, la musica dei Feeder, gli occhi di Paolo, le grandi orecchie al cielo. Immutabili emozioni, dieci anni sono niente, no?
Ma cosa è rimasto di quei giorni? Cosa è rimasto di quel Milan? Probabilmente nulla. Non ci sono più i protagonisti, non ci sono più quelle notti, non ci sono più quelle ambizioni, non c’è più persino il presidente Berlusconi, ultimo simbolo (certo, solo nostalgico) di una storia di trionfi, che ci ha visto letteralmente in cima al mondo.
Dopo Atene abbiamo continuato a vincere (1 Supercoppa Europea, 1 Intercontinentale, 1 Scudetto e 2 Supercoppe Italiane) ma la magia è scemata sempre di più. Lo scudetto del 2011 è stata forse l’ultima grande gioia, poi un declino inesorabile, fatto di cessioni di campioni (Thiago, che rimpianto…), di mercati sbagliati, di piogge di parametri zero, di meteore presto dimenticate, di assenza di obiettivi e di amarcord sconsolati.
Il presente, quello che tocchiamo con mano, ci sorride, perché dopo 3 anni abbiamo di nuovo tra le mani un pezzetto, piccolissimo, d’Europa: la possibilità di giocarcela. Ma oggi è tutto diverso, è tutto nuovo, dalla sede della società, alla società stessa. Siamo diversi noi, disincantati, meno sognatori.
10 anni fa, in questi minuti, il cielo sopra Atene stava per colorarsi di rossonero.
Niente è come allora, oggi. Domani, chissà, sarà anche meglio. Ma oggi, no.
“Non c’è niente che sia come te, non c’è niente che ti assomigli”.
This post was last modified on 23 Maggio 2017 - 21:27