Paletta alzata, il Milan si ferma. Non ci troviamo di fronte ad un vigile urbano, bensì stiamo prendendo coscienza della lieve flessione nel rendimento del centrale italo-argentino, indubbiamente la rivelazione della prima parte della stagione. Dopo quattro mesi da vero top player e leader della difesa rossonera, macchiati solamente dal rosso rimediato a Genova contro i rossoblù, costato anche la sconfitta al Diavolo, l’ex Parma e Atalanta sta tornando sugli standard a cui aveva abituato i tifosi fino allo scorso anno e pian piano facendo ritornare alla mente i motivi per i quali due estati fa la dirigenza aveva preferito cederlo in prestito al club bergamasco.
Il calo di Paletta è sotto gli occhi di tutti. Se vogliamo elencare poi i casi eclatanti a partire da gennaio, basta partire dalla gara contro la Sampdoria, nella quale causò ingenuamente il calcio di rigore su Quagliarella che costò poi la sconfitta, passando per Bologna, dove lasciò per primo in inferiorità numerica (più tardi ci pensò Kucka a raddoppiarla) un Milan che eroicamente in nove uomini riuscì comunque a conquistare i tre punti, per arrivare infine alla gara di Pescara della scorsa domenica. Certo, questa volta la responsabilità è da spartire con Donnarumma, autore di una cosiddetta papera calcistica, ma in ogni caso la scelta di passare la palla al portiere in quel modo, forte e a mezz’altezza, è assolutamente rivedibile e criticabile.
Niente di grave, anzi, considerate le premesse dello scorso agosto verrebbe da dire che in ogni caso questo Paletta è grasso che cola e che tutto sommato la sua stagione rimane di buonissimo livello. Perché è vero che nelle ultime uscite non si è rivelato proprio impeccabile, ma lo è altrettanto il fatto che fino ad ora è stato unico concreto punto di riferimento del reparto difensivo milanista, per presenze e complessivamente per prestazioni. Ora a Gabriel il compito di dimostrare il suo vero valore: quello di inizio stagione o quello attuale? Per il rush finale mister Montella ha bisogno di un uomo affidabile che possa guidare la retroguardia rossonera, oltre ad accompagnare Alessio Romagnoli in quel percorso di crescita che sta portando avanti da due stagioni, nella rincorsa al miracoloso, e ormai insperato, posto in Europa.