Laureatosi in Giurisprudenza nel 2015, Giovanni D’Avino è giornalista pubblicista dal 2016. Praticamente nato con la passione per il giornalismo ed il calcio, soprattutto quello a tinte rossonere, nel dicembre 2012 entra a far parte di SpazioMilan.it, per il quale attualmente svolge il ruolo di Coordinatore di redazione. Da qualche anno collabora anche con il settimanale calcistico Corriere del Pallone.
Sarò sincero: domenica scorsa, intorno al minuto 59 di Pescara-Milan, il sottoscritto sobbalzava dalla sedia su cui assisteva fremente al match dei rossoneri contro gli arcigni biancazzurri di Zdenek Zeman (avessero giocato con questa tenacia tutto l’anno probabilmente non sarebbero con un piede e mezzo in Serie B, ma questo è un discorso che a noi interessa relativamente). Vedendo “sullo scranno” delle sostituzioni un fremente Gianluca Lapadula pronto ad entrare in campo contro la sua recentissima ex squadra, ho pensato che un Milan fino a quel momento tremendamente abulico in fase offensiva, potesse trovare con il doppio centravanti quella marcia in più che gli permettesse di vincere la resistenza del Pescara. Ed invece, con mio enorme dispiacere, a fare posto all’italo-peruviano è stato Carlos Bacca.
Sia chiaro, il colombiano non stava disputando una delle sue migliori partite, anzi: a parte aver lanciato l’azione del gol di Pasalic, non aveva fatto granchè, ma di certo, in quella determinata situazione, la scelta di inserire un centravanti solo dopo averne tolto un altro, peraltro a più di mezz’ora dalla fine, mi è sembrata un errore madornale. Ragioniamoci: si sta giocando un match da vincere assolutamente perchè la Lazio ha battuto il Sassuolo nell’anticipo e l’Atalanta sta maramaldeggiando a Genova, si ha di fronte la peggior difesa della Serie A (mica la Juve) e in panchina le alternative offensive scarseggiano. Risultato? Le due punte in contemporanea non sarebbero state un delitto: non avremo mai la controprova che con Bacca e Lapadula insieme avremmo vinto all’Adriatico, ma quantomeno bisognava provarci, sia perchè il duo italo-peruviano-colombiano in stagione ha già sbrogliato qualche matassa e sia perchè, nelle rare occasioni in cui li abbiamo visti insieme, l’uno sembra beneficiare della presenza in campo dell’altro.
Questo per dire che in una corsa all’Europa League dove le pretendenti vanno forte (occhio al rientro in ballo della Fiorentina e grazie alla Sampdoria per aver frenato l’Inter), alla fine la spunterà chi avrà più ferocia agonistica e ciò di norma avviene se si tiene fede al detto “chi non risica non rosica“. Per concludere, è altamente probabile che questa variante tattica resti nel dimenticatoio da qui a fine campionato, ma il pur bravo Montella deve osare di più nei momenti decisivi delle partite, che poi sono quelli su cui il Milan si sta giocando l’obiettivo maggiore di questa stagione, forse anche più della vittoria in Supercoppa: evitare il quarto anno consecutivo fuori dall’Europa. Non voglio nemmeno pensarci…